Qui in Italia ci sono troppi stereotipi sugli italiani che risiedono all’estero. Uno di questi è quello secondo il quale i nostri connazionali residenti all’estero non pagherebbero le tasse qui in Italia. Dunque, sempre secondo tale stereotipo, i nostri connazionali non dovrebbero avere il diritto di votare. Passatemi il termine, ma reputo tale ragionamento il frutto di una scemenza.
In primo luogo, il diritto di voto deriva dalla cittadinanza e non dal pagare le tasse o meno. Chi ha cittadinanza italiana ha diritto di votare. Se un italo-discendente residente in Germania, negli Stati Uniti d’America, in Brasile o in Uruguay ha la cittadinanza italiana deve avere anche il diritto di voto. Inoltre, secondo una certa logica, neppure chi evade il fisco (deliberatamente) dovrebbe poter votare. Una cosa del genere sarebbe il sogno di qualche giustizialista, ma la democrazia è ben altra cosa.
Ad eccezione di alcuni casi stabiliti dalla legge, come i casi dei minori, degli interdetti e degli inabilitati, che non hanno la capacità di agire a livello giuridico, i cittadini italiani hanno diritto di votare. In secondo luogo, non è vero che gli italiani che risiedono all’estero non pagano le tasse qui in Italia. Un cittadino italiano all’estero che ha degli immobili qui in Italia paga l’IMU, il fisso della TARI e se l’immobile fosse un’abitazione il fisso della corrente elettrica ecc.
Un altro stereotipo è quello secondo il quale i cittadini italiani all’estero sarebbero dei parassiti perché (per esempio) le scuole italiane all’estero sarebbero un costo per lo Stato. Ora, una cosa deve essere spiegata. I cittadini italiani all’estero favoriscono il made in Italy e dunque l’economia. Pensate ai ristoranti italiani all’estero che usano le mozzarelle ed altri prodotti del nostro Paese. Anche questi prodotti commerciati all’estero fanno fatturato alle nostre aziende. Prima di parlare male degli italiani all’estero, bisogna riflettere a fondo.