Il 2015, potrebbe essere l’ultimo di questa Terza Repubblica. Ora, le nostre riflessioni sono dedicate ad una realtà che si presenta sotto compositi aspetti. Anche per non dimenticare che siamo parte di un sistema europeo. Evidenziata questa premessa, il nostro Paese presenta problemi interni che Renzi non ha ancora affrontato; anche perché i “panni sporchi” si hanno da lavare in casa. Del resto, in UE ci sono dei limiti d’intervento che, per loro stessa natura, restano invalicabili. Dal 1979 esiste un Parlamento Europeo, eletto a suffragio universale, che, ora, rappresenta oltre mezzo miliardo di cittadini distribuiti nei Paesi che hanno aderito all’Unione. Tra l’altro, c’è anche una Corte di Giustizia Europea per la tutela degli Stati membri e una Banca Centrale Europea (BCE). Esiste, da circa tredici anni, una moneta unica. Insomma, l’Europa dell’area Euro, che ancora tenderà a espandersi verso l’est, rappresenta un eloquente parametro per ipotizzare, nel futuro, il varo degli Stati Uniti d’Europa (SUE) che potrebbe essere una realtà nella prima metà di questo secolo.
L’Italia è stata uno dei primi Paesi a credere in una Federazione comunitaria. Da Roma sono nate quelle premesse che hanno portato il Vecchio Continente all’attuale realtà. Eppure, il Bel Paese è in agonia. Questa non ci sembra, però, la sede per focalizzare delle responsabilità politiche che, in ogni caso, ci sono. Il nostro è un intervento di cronaca e informazione. L’Italia ha, però, da affrontare problemi interni che l’Unione non potrà fare suoi. Certo è che oltre i confini politici degli Stati ci sono anche delle mete unitarie da conquistare. Essere europei è importante. Sotto ogni profilo. Del resto, più di tre milioni di cittadini italiani vivono in altri Paesi UE e la loro integrazione si è realizzata in termini ormai più che fisiologici. Quindi, italiani sì, ma anche cittadini d’Europa.
La nostra Comunità nel Vecchio Continente è, certamente, più numerosa di quella in essere nelle Americhe e mostrarsi europei significa anche condividere una realtà ben più articolata di quella vissuta sul territorio nazionale. Mentre riteniamo che in questo nuovo Millennio la società europea sarà ampiamente multi etnica, potrebbe essere elaborata una Costituzione europea consona alla realtà del Vecchio Continente. Muteranno, di conseguenza, anche i rapporti politici tra gli Stati UE. E’ il Continente Europa ad assumere un’importanza globale. Ci vorrà ancora tempo per smussare alcuni comportamenti prettamente “nazionali”. Ma non verrà meno la fermezza e l’impegno per andare oltre. Superati gli opportunismi, la realtà che ci attende favorirà anche la ripresa del nostro sviluppo. Perché essere “parte” di un “tutto” resta una garanzia. Oltre la confusione di questo travagliato periodo, resta la futura concretezza d’essere europei.
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