Mi viene in mente la storia di un signore di Galati Mamertino, il paese di mia madre, in Provincia di Messina. Mia madre (deceduta il 12 novembre 2020) era figlia di Giuseppe Messina e Maria Campisi. Giuseppe, mio nonno, andò a lavorare per un certo periodo in Germania. Per certi versi, anche mio nonno era un italiano nel mondo.
Galati Mamertino vide una grande emigrazione di persone verso l’estero. Tra queste persone ci fu un tale di nome Celestino Drago. Questi rinunciò al lavoro di meccanico della Piaggio di Pisa per imparare il mestiere di cuoco in un ristorante toscano. Nel 1979, Celestino decise di trasferirsi negli USA, a Los Angeles. Oggi è uno chef rinomato e la sua cucina è nota anche a personaggi del calibro dell’ex-presidente americano Barack Hussein Obama. Usò il suo talento ed i suoi sforzi furono ripagati, oggi si gode i frutti del proprio lavoro.
Tanti italiani che partirono dall’Italia divennero persone di successo. Penso, per l’appunto, ai tanti ristoranti italiani sparsi per il mondo; ma penso anche ai ricercatori del nostro Paese che lavorano in università rinomate come quelle di Cambridge, di Yale e di Princeton. A Salto, in Uruguay, ho una cara amica che oggi è titolare di uno studio legale.
Gli italiani nel mondo ed i loro discendenti hanno successo. Purtroppo, è l’Italia a non averlo. Questo avviene perché nel nostro Paese non c’è una mentalità meritocratica e si è maturata negli anni una concezione paternalistica ed assistenzialistica dello Stato. A fronte di ciò, un cittadino non si mette in gioco. Inoltre vi è una discrasia tra mondo dell’istruzione e lavoro. Molte persone non vedono i loro studi avere uno sbocco in un lavoro congruo. Studiare comporta dei sacrifici e questi sacrifici, spesso e volentieri, non sono ripagati da uno sbocco lavorativo che si confaccia al percorso di studi svolto. Da qui nasce il fenomeno della mortalità scolastica, ossia dell’abbandono della scuola da parte di molti.
Dalla provincia di Mantova, dove vivo, se ne sono andate ben tremila persone in un anno. Qui va molto forte la logistica. Tuttavia, non è che tutti dobbiamo diventare per forza dei magazzinieri, con tutto il rispetto per il lavoro del magazziniere, il quale è un lavoro dignitosissimo che ho fatto anch’io. Ogni persona ha capacità e talenti propri. C’è chi è portato per lavori manuali ed è veloce nel farli e chi è portato per mestieri di altro tipo.
Tutto questo porta l’Italia a non avere successo e ciò è un peccato, perché le potenzialità ci sono e gli italiani nel mondo ne sono esempi viventi.