La comunità italiana in Argentina, che il mese scorso ha detto no allo spostamento del monumento a Cristoforo Colombo nella Costanera Norte, ha ribadito anche in questi giorni la richiesta di rimettere la statua nella sua locazione originale con la minaccia, in caso contrario, di rivolgersi ai tribunali internazionali per ‘discriminazione’ aggiungendo poi che la misura voluta dal governo di Buenos Aires viola il patrimonio culturale della città. Eugenio Sangregorio, presidente dell’USEI – Unione Sudamericana Emigrati Italiani, in un recente intervento pubblicato su Italiachiamaitalia.it ha chiesto appunto che il monumento a Colombo ritorni al suo posto.
Il monumento, un complesso architettonico del peso di 623 tonnellate, alto 26 metri, che gli italiani donarono all’Argentina in occasione del primo centenario della ‘Rivolucion de Mayo’, attualmente giace a Puerto Argentino, smontato e smembrato con imperizia in più di 200 pezzi, con il rischio di subire severi danni, in un punto dove è prevista la realizzazione di un ‘centro gastronomico’ che per la comunità italiana è una “proposta infamante". Horacio Savoia, avvocato del Circulo Italiano, durante la cena del lunedì, tradizione che va avanti da oltre un secolo, ha parlato della "genesi, splendore, barbarie, dibattito parlamentare, dibattito giuridico e futuro" del monumento che fu donato per essere posto di fronte alla Casa Rosada, nella piazza che porta il nome di Colombo.
Durante la cena, l’avvocato Savoia ha raccontato la storia del monumento, che l’Argentina accettò nel 1907, attraverso una legge nazionale e di come si è arrivati allo ‘smontaggio’, nel 2013, per decisione del governo di Cristina Kirchner su consiglio dell’allora presidente del Venezuela Hugo Chavez. Inoltre si chiede anche la riapertura di ‘Plaza Colon’ che non si può visitare dal 2010.
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