Gli elettori, con il voto al referendum, hanno chiesto un cambio di politica. Riteniamo in particolare per quanto riguarda l’immigrazione. Per questo la nomina di Alfano agli Esteri ci risulta inaccettabile. La vittoria del no al referendum ha evitato che il governo Renzi si consolidasse e, dopo le sue dimissioni, è legittimo attendersi che si interrompa anche la sua politica, perchè è evidente che gli elettori hanno approfittato del referendum (non avendone altro mezzo) per bocciare Renzi e il suo operato.
E’ infatti impossibile non dare una lettura politica a quanto è accaduto. A nostro parere il governo doveva rimanere in carica per gli affari correnti (pur importanti, come nel caso del Monte dei Paschi di Siena) e per fare le necessarie modifiche alle leggi elettorali della Camera e del Senato, per poi andare alle elezioni. Invece abbiamo un nuovo governo, con un inspiegabile balletto e intercambio di ministri, che per la quarta volta andrà a chiedere la fiducia a un Parlamento dove molti deputati sono stati eletti con una legge dichiarata incostituzionale.
E non si esclude che il governo dell’incolore Gentiloni possa durare per il resto della legislatura, il che sarebbe contro tutte le aspettative e contro le stesse precedenti dichiarazioni di Renzi. Il fatto poi che Alfano sia stato nominato ministro degli Esteri, ci appare assolutamente immeritato e ci riempie di sdegno.
Questa manovra di palazzo, che ottempera formalmente alla legge, ma tradisce la volontà manifestata dagli elettori, provocherà nei cittadini un ulteriore rigetto e porterà nuove simpatie al M5S e alla Lega.
Il fatto che Salvini possa essere considerato rozzo, appare poco rilevante. Ciò che conta è la politica che propone. In primo luogo il blocco dell’immigrazione, che è assolutamente necessario e si può realizzare in forme civili e legali, così come accade in ogni paese del mondo. Chi incentiva l’accoglienza indiscriminata lo fa o perchè odia la nostra civiltà e, nascondendosi dietro nobili motivazioni, ne desidera la distruzione, oppure perchè, in buona fede, è condizionato dall’irriflessivo buonismo diffuso da tanti cattivi maestri che, dai principali giornali e dalla tv (per ultimo il sindaco di Catania), non perdono occasione per equiparare le centinaia di migliaia di extracomunitari che arrivano con i barconi, con l’epopea dell’emigrazione italiana dei secoli scorsi. Tale comparazione è truffaldina e deve essere confutata ogni volta che la si ascolti.
Chi si riferisce alla storica emigrazione italiana per giustificare l’immigrazione dall’Africa in Italia, compie un subdolo inganno dialettico, perchè vuol farci credere di compare due fatti uguali, che in realtà sono opposti.
Nei secoli scorsi gli italiani emigravano da un paese di piccola estensione, verso uno molto più grande (USA, Canada, Brasile, Argentina, Australia). Oggi avviene il contrario, perchè gli immigrati arrivano da paesi più grandi, verso un paese più piccolo (il nostro).
Gli italiani emigravano da un paese con alta densità di popolazione, verso paesi con bassissima densità di popolazione. Oggi avviene l’opposto, perchè gli immigrati arrivano da paesi con minore densità di popolazione, verso un paese con alta densità di popolazione (il nostro).
Nei secoli scorsi, e questa è una cosa fondamentale, gli italiani emigravano verso paesi che avevano enorme necessità di lavoratori e di nuovi cittadini. Oggi è il contrario, perchè gli immigrati arrivano in un paese (il nostro) dove milioni di giovani sono disoccupati e dove non esistono posti di lavoro, se non a scapito di altri lavoratori temporali e spingendo al ribasso le già esigue retribuzioni.
Bastano queste considerazioni per confutare ogni appello all’accoglienza, da qualunque pulpito esso arrivi. Poi se ne possono indicare molte altre. Per esempio il fatto che gli attuali immigrati ci costano molti miliardi di euro, mentre gli emigrati italiani costavano poco o nulla allo stato accogliente, anche perchè si mettevano subito al lavoro, che a quel tempo non mancava.
Gli italiani portavano la loro grande operosità e intraprendenza e le loro conoscenze di artigiani e di agricoltori, che erano quanto mai necessarie per lo sviluppo dei paesi di accoglienza. Tant’è vero che non tardavano ad integrarsi, grazie anche alle affinità culturali. E queste sono ulteriori differenze, che impediscono di equiparare le vicende della nostra emigrazione con l’assalto degli extracomunitari, che il governo Renzi-Alfano ha favorito.
Per quel che abbiamo visto di Gentiloni e dati i componenti del suo governo, non possiamo sperare in una politica diversa da quella del governo dimissionario. Se finalmente potremo andare alle elezioni politiche entro pochi mesi, ci dovremo preparare ad una contesa che sarà fondamentale per il futuro dell’Italia. Se invece il governo si trascinerà fino al 2018, molti parlamentari guadagneranno il loro vitalizio, ma chi ci perderà sarà ancora una volta il nostro mal amministrato Paese.
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