“Sono molti i nostri connazionali residenti all’estero che mi scrivono lettere ed e-mail perché l’improvvisa perdita a partire dal mese di marzo delle detrazioni per i figli a carico e dell’ANF (Assegno al nucleo familiare) ha creato inaspettati disagi economici”. Così in una nota l’On. Angela Schirò, deputata Pd eletta nella ripartizione estera Europa.
“È la svantaggiosa conseguenza dell’introduzione dell’Assegno unico in Italia e della sua inesportabilità all’estero. È la conseguenza dell’abrogazione delle detrazioni e dell’Anf per i figli a carico che non sono ora erogabili né in Italia né all’estero (dove sono – erano – migliaia gli aventi diritto) ma che, pur tuttavia, per chi risiede in Italia sono stati rimpiazzati dall’Assegno unico. È l’ennesima dimostrazione che spesso si legifera senza pensare che esistono anche gli italiani all’estero – che sono tanti – e che le leggi vanno scritte con la dovuta attenzione ai loro diritti, soprattutto quelli acquisiti da anni (in questo caso una buona legge è diventata una preoccupazione per molti italiani all’estero).
Ma come è possibile non rendersene neanche conto?
Ci racconta P. pensionato italiano in convenzione con il Venezuela, vedovo con figlio disabile a carico e ora residente in un Paese europeo: il Venezuela non paga più le pensioni all’estero e le uniche mie possibilità di sopravvivenza sono la pensione italiana (un misero pro-rata di 118 euro lordi) e l’assegno familiare di 168 euro. L’assegno familiare ora gli è stato revocato: “sono ridotto alla miseria – mi dice P. – cosa mi posso aspettare per il futuro?”.
S. iscritto all’Aire vive invece in Spagna e scrive per farmi sapere che da marzo non percepisce più né l’Anf né le detrazioni per la figlia 15enne.
A., appartenente alle forze dell’ordine italiane, iscritto all’Aire e residente in Svizzera, si lamenta che il suo unico reddito è prodotto in Italia in qualità di dipendente della P.A., paga ovviamente le tasse in Italia ma a causa della sua residenza all’estero perderà assegno e detrazioni per i suoi due bambini ma non potrà avere diritto all’Assegno unico.
S.A. che risiede all’estero e produce più del 75% del suo reddito in Italia sostiene di aver sempre beneficiato delle detrazioni per i figli a carico ma ora dovrà pagare migliaia di euro in più sul suo reddito complessivo che non è affatto elevato e si appella alla normativa europea (il Ministero del Lavoro sta infatti verificando la compatibilità del vincolo territoriale dell’Assegno unico con il diritto comunitario e internazionale).
F. invece è residente in Italia ma ha due figlie minorenni a carico che vivono in Francia e sono iscritte all’Aire: rischia concretamente di perdere le agevolazioni fiscali e di non poter chiedere l’Assegno unico perché i figli, in base alla nuova normativa, devono essere conviventi con i genitori ai fini del diritto all’Assegno.
Come F. sono numerosi i cittadini italiani residenti in Italia ma con figli all’estero ai quali la legge nega, allo stato attuale delle cose, sia l’Assegno unico che detrazioni e Anf per figli a carico.
In queste situazioni sinteticamente su descritte si trovano ora migliaia di italiani residenti nel mondo che a partire da marzo hanno perso il diritto a detrazioni e Anf per i figli a carico e non potranno chiedere l’Assegno unico, che come ho detto è subordinato alla residenza in Italia. Una ingiustizia alla quale si deve porre rimedio.
È un anno che mi batto per sensibilizzare Governo, Ministeri, Istituzioni competenti, partiti, enti di tutela dei lavoratori e dei pensionati italiani all’estero ma ho l’impressione, almeno finora, che i diritti degli italiani all’estero non siano nel novero delle cose da tutelare, tanto è vero che anche gli emendamenti presentati al Senato dai colleghi Porta e Giacobbe nell’ambito della discussione del decreto “Sostegni-ter” – che se approvati avrebbero tutelato i diritti dei nostri connazionali all’estero consentendo il mantenimento delle detrazioni e dell’Anf per gli iscritti all’Aire – non sono stati accolti.
È chiaro che la nostra battaglia continuerà in tutti i modi e in tutte le sedi per ripristinare i diritti fiscali e previdenziali dei nostri connazionali che sono stati cancellati.
Restiamo fiduciosi tuttavia che con il nostro impegno, passato e futuro, e con il sostegno dei sindacati e delle associazioni dell’emigrazione riusciremo a sensibilizzare il governo al fine di correggere una normativa che penalizza iniquamente molti nostri connazionali”, conclude Schirò.