Secondo uno studio presentato ieri sull’emigrazione italiana condotto dall’associazione Talented Italians in Uk per conto della Camera di Commercio Italiana in Gran Bretagna, la “terza diaspora” che ha portato 700mila italiani a trasferirsi Oltre Manica ha recato grandi benefici al Regno Unito ma danneggia le prospettive di lungo termine dell’Italia.
Secondo la ricerca “gli italiani sono presenti in tutti i settori, dalla finanza alla ricerca scientifica, dall’ospitalità al mondo accademico, dall’industria all’edilizia. L’Italia istruisce e forma i giovani ma poi non offre loro opportunità di lavoro e di carriera”.
E’ ciò che abbiamo commentato più volte su Italiachiamaitalia.it, viviamo in un Paese che forma le menti per poi farle andare all’estero. E’ un controsenso assurdo.
Lo studio propone anche una serie di riforme che l’Italia dovrebbe promuovere in diversi settori per tentare di invertire il trend. Le misure fiscali adottate anni fa, sottolinea lo studio, “non hanno fermato il fenomeno dell’emigrazione di massa”.
“Gli italiani che emigrano in Gran Bretagna – si legge oggi sul Sole 24 Ore – tendono a essere giovani o comunque in età lavorativa e dotati di un livello di istruzione elevato o di competenze specifiche e sono quindi una perdita netta per l’Italia e un guadagno per la loro nuova patria in termini di maggiore produttività, introiti fiscali e crescita economica”.
Il quotidiano economico conclude: “Secondo stime conservatrici, l’emigrazione ha un costo pari all’1% del Pil e anche costi indiretti come il mancato sviluppo socio-culturale del Paese”.