A partire dal 2013 gli enti religiosi, definiti “non commerciali” dalla norma, dovranno pagare l’Ici su quei locali che invece “commerciali” lo sono e come. Mentre continueranno a essere esenti da imposta comunale tutti gli edifici sorti come luogo di culto. Dunque è avvenuta una netta distinzione fra le attività con scopo di lucro e quelle che non lo sono.
Anche nel caso delle scuole, per le quali ci si chiedeva se potessero definirsi commerciali o meno, Palazzo Chigi risolve così: saranno definite non commerciali tutte le scuole che richiedono una retta pari o inferiore a quella statale (nessuna).
Ad interessarsi alle questioni dell’istruzione privata sono stati i parlamentari del Pdl. Maurizio Lupi, Osvaldo Napoli, Mara Carfagna e il capogruppo Gaetano Quagliariello che ha chiesto al governo l’«interpetazione autentica» della norma, visto e considerato che sembrerebbe esplicata da un testo molto tecnico e pernicioso.
Che destino spetta agli ospedali, alle sedi di partito, ai Caf dei sindacati? Sono anch’essi da considerarsi “commerciali”? Il senatore del Pd osserva: “La norma sembra voler dire che fino a prova contraria pagano tutti”.
In ogni caso sembra proprio che, adesso più che mai, dalle parti della Chiesa ci si debba appellare al detto benedettino “ora et labora”.
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