Milletrecento poliziotti penitenziari da assumere nel 2019, altri 577 tra il 2020 e il 2023.
Sono i numeri forniti dal Ministero della Giustizia che attraverso un’«incisiva politica di risanamento del diffuso tasso di scopertura degli organici del Corpo, anche tenuto conto delle indifferibili necessità di prevenzione e contrasto della diffusione dell’ideologia di matrice terroristica in ambito carcerario», intende raggiungere l’«obiettivo prioritario dell’innalzamento degli standard di sicurezza» degli istituti di pena italiani.
Del potenziamento degli organici ha parlato il sottosegretario Vittorio Ferraresi rispondendo a un’interrogazione a risposta immediata in Commissione Giustizia proposta da Fratelli d’Italia.
In particolare i parlamentari Emanuele Prisco, Mauro Rotelli, Carolina Varchi e Ciro Maschio hanno spiegato che nel nostro Paese ci sono «diecimila detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare» e che gli agenti sono «quotidianamente impegnati a garantire la sicurezza» anche attraverso il «monitoraggio del radicalismo islamico».
«In Italia sono reclusi quasi diecimila detenuti islamici» si legge in una nota di FdI. Secondo gli esponenti del partito di Giorgia Meloni «è urgente una riforma dell’ordinamento penitenziario che assicuri condizioni umani e professionali adeguate, opportune misure di controllo, prevenzione e repressione».
«Per risolvere le carenze strutturali gli organici insufficienti, i turni usuranti, le strumentazioni inadeguate non al passo con lo sviluppo tecnologico e l’equipaggiamento obsoleto è necessario – spiegano i deputati – è necessario stanziare maggiori risorse finanziarie».
FdI si è infine soffermata sui «ripetuti episodi di violenza e le aggressioni subìte dai poliziotti penitenziari» sollecitando, per loro, la possibilità di utilizzare il taser. Il governo, sul punto, è stato possibilista, «riservandosi di valutare proiezioni future dell’impiego della pistola elettronica anche in ambito carcerario».