Ieri (9/1) abbiamo assistito a Bologna ad un altro atteggiamento triste e teatrale della nostra giustizia con la g minuscola. Parlo del 73enne Calisto Tanzi, ammanettato e claudicante, trascinato in tribunale e immortalato dai fotografi nella sua umile posizione di miseria umana. Le mie domande ai signori con la toga, quesiti che si pongono proprio mentre scrivo anche alcuni giornalisti radiofonici, sono queste: perchè si mostra in manette un anziano innocuo? C’era il timore che il Tanzi balzasse in piedi sui tavoli e, con fulminee mosse di arti marziali fuggisse dopo aver steso a terra gli agenti? E, infine, non esiste una legge che concede dopo i 70 anni gli arresti domiciliari? Pericolo di fuga? Basta strappare il passaporto e/o applicare un sistema gps. Se in Italia la giustizia non funziona o si espone a figure di questo genere, non è sempre colpa della mancanza di fondi, anzi. Molte volte sono gli uomini che la gestiscono ad essere incapaci di valutare ogni signgola situazione rendendo ridicolo tutto il sistema.
CRONACA – Calisto Tanzi, nel corso del processo d’appello sul crac del colosso caseario Parmalat, è stato colto da malore: visibilmente dimagrito è arrivato al bancone della difesa con passo molto incerto; l’ex patron dell’azienda non ha retto allo stress ed è svenuto, adagiandosi in aavanti mentre si trovava seduto tra i suoi due avvocati difensori. L’udienza, presieduta dal presidente Francesco Maddalo, si è quindi fermata per dieci minuti.
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