“Sono successe troppe cose, non abbiamo fatto nemmeno in tempo ad assorbire l’arresto del sindaco Mimmo Lucano che mercoledì è arrivata questa circolare del Ministero e subito abbiamo parlato con i legali esperti in studi giuridici sull’immigrazione cercando di capire perché le loro controdeduzioni non fossero state prese in considerazione. Si farà ricorso ma quello che sta accadendo è comunque molto grave. Il paese è in ginocchio, i laboratori sono chiusi, le attività commerciali stanno venendo meno, la gente non lavora e gli immigrati rimasti hanno paura perché non sanno quale sarà il loro destino”. Così Giuseppe Gervasi, vice sindaco di Riace, intervenuto nel corso del programma “Un giorno da ascoltare” di Misa Urbano e Arianna Caramanti su Radio Cusano Campus.
“La fama della nostra città è molto più grande della città stessa. Riace è troppo famosa rispetto alla sua grandezza: è un contesto povero. Io ho dormito per trent’anni in cucina, le case in questi paesi sono state costruite prima del 1967 ma hanno un’anima, lontana dalla concezione delle nuove case moderne. Siamo stati imputati di ben 34 penalità tra cui gli alloggi fatiscenti: se venissero a fare un controllo a casa mia si accorgerebbero che qui tutti viviamo così, in questi alloggi lontani dalla modernità odierna ma in ogni caso ci si vive bene, non ci manca nulla. Questa è la differenza tra vivere in un hotel o in una baraccopoli: qui si vive dignitosamente”.
“Le cose in città stavano cambiando, si stavano creando nuove opportunità per tutti grazie al modello Riace ma purtroppo tutto sta andando in fumo. Non è di certo colpa di Salvini, non vedo accanimento perché i problemi sono iniziati prima di questo governo, ben 18 mesi fa; per onestà intellettuale non mi sento di scaricare la colpa sul Governo attuale. I problemi di cui sto parlando viaggiano su due binari: il precedente penale e quello amministrativo. Non me la sento di dare la colpa a nessuno, avremmo anche noi commesso degli errori, anche io ne avrò commessi alcuni ma questo modello ha in sé una grande bontà. Bisogna riflettere di più e cercare di capire se il nostro modello possa essere adatto per le altre piccole realtà italiane”.