Giulio Terzi, Ambasciatore ed ex Ministro degli Esteri, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus. Sulla questione Libia. “Il problema Libia continua a rimanere lì, privo di una forte volontà politica e di un impegno serio da parte dell’Italia – ha affermato Terzi -. Si predica e si fanno dichiarazioni politiche, ma la tendenza è sempre quella di attendere, di negare l’emergenza dello Stato Islamico, di dire che l’infiltrazione di terroristi nel flusso dei migranti è sporadica. Si cerca sempre di fare la politica della morfina per l’opinione pubblica. All’Italia è sempre mancata una strategia di comunicazione per quanto riguarda l’impegno in Libia. Sembra che la politica estera e di sicurezza sia un optional. C’è la sensazione di dilettantismo quando si parla di risultati del nostro governo in politica estera. C’è un rapporto della Bbc sulla conferenza di Vienna che dice che ci sono due fronti intorno al tavolo sulla questione della Siria. Da un lato quelli che sostengono Assad: la Russia e l’Iran. Dall’altra parte ci sono quelli che sostengono l’opposizione ad Assad: Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Arabia Saudita e Turchia. Dove sta l’Italia? La Bbc non l’ha capito. Vengono citate le parole del nostro ministro degli esteri. O il corrispondente della Bbc si era distratto o qualcuno non ha spiegato bene da che parte sta l’Italia”.
Emergenza migranti. “Sulla Libia noi siamo il Paese più interessato –ha affermato Terzi-. Gli 800mila migranti pronti a partire dalla Libia per l’Italia sono moscerini rispetto agli elefanti che potrebbero partire nei prossimi anni. Ci sarà un incremento demografico mostruoso nel giro dei prossimi 25 anni, i tassi di fertilità nell’africa sub sahariana sono più alti rispetto al resto dell’Africa. Allo stesso tempo i tassi di crescita del pil stanno diminuendo. Vuol dire che nei prossimi 25 anni centinaia di milioni decideranno di andare via dalla Libia. Se noi non riusciamo a creare una fascia di stabilità in quella regione, avremo di fronte una zona incontrollabile e non possiamo permettercelo. Il governo dovrebbe parlare continuamente di questo problema, dovrebbe essere una priorità, invece non viene percepita come tale. Non si vede l’impatto di quello che stiamo facendo”.
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