La riforma del catasto che il Governo presieduto da Mario Draghi vuole implementare fa molto discutere. Il centrodestra si è detto contrario. Ora, la questione della casa è molto spinosa. Infatti, la maggior parte degli italiani ha una casa di proprietà. Toccare la casa significa toccare uno dei diritti fondamentali, il diritto di proprietà. La riforma del Governo rischia veramente di ledere questo diritto e di colpire con una stangata molte famiglie già provate da altre tasse e bollette esose.
Certamente, una persona che possiede una piccola casa costituita da tre stanze in croce non è uguale ad una che possiede un maniero. Chi possiede un maniero (magari con dei grandi appezzamenti di terra) è una persona più abbiente di chi possiede la casetta con massimo due metri quadrati di terreno per coltivare qualche fiore o qualche ortaggio. Il rischio è che questa riforma del catasto possa colpire chi possiede una casa “normale”.
Infatti, i proprietari di grandi case, di castelli e di ville sono una minoranza. Oltretutto, di solito, la prima casa non dà reddito. La casa nella quale si abita, la prima casa, non può essere affittata o destinata ad attività commerciali, a meno che non sia un maniero, una cascina o una villa. In quest’ultimo caso, l’edificio può essere usato come museo, agriturismo, pensione ecc.
Invece, una casa “normale” è usata solo a scopo abitativo, uno scopo che non porta a nessun lucro. Ovviamente, si parla solo della prima casa. Appare ovvio, invece, che per quello che concerne il discorso delle seconde case valga il principio enunciato prima per i grandi edifici.
Comunque, anche a livello etico toccare la prima casa è sbagliato. La prima casa, infatti, è spesso ottenuta con grandi sacrifici ed è il luogo della vita di una persona. Il fatto che lo Stato metta le mani su essa dà la percezione di una violazione della vita della stessa. Questo è profondamente sbagliato.