Una mannaia di 30 centimetri ed una pietra appuntita nello zaino, poi una sfilza di bugie e documenti in fotocopia falsi, che attestano una doppia nazionalita’ turco-tedesca tutta da dimostrare. Materiale sufficiente a far scattare l’allarme anti-terrorismo. E cosi’ e’ stato l’altra notte alla stazione di Venezia, dove la Polizia e’ accorsa quando ha ricevuto la segnalazione che alcuni stranieri, intorno alle 4, stavano pregando ad alta voce Allah, con gesti enfatici, inginocchiati sulla pensilina dello scalo ferroviario. Quando sono accorsi i primi agenti della Polfer, e poi quelli della Digos, gli stranieri si erano gia’ dispersi.
La Questura di Venezia ha subito attivato il dispositivo e i controlli anti-terrorismo, e poco dopo i poliziotti sono riusciti a rintracciare due dei sei uomini, di nazionalita’ turca. Uno di loro, un 23enne K.A., nato a Mersin (Turchia), aveva uno zaino, e dentro custodiva una mannaia lunga 30 centimetri, tipo quelle usate dai macellai, ed un sampietrino appuntito in un lato. E’ stata soprattutto la lunga lama a dare alla verifica un aspetto inquietante, dopo l’aggressione con un machete compiuta da un terrorista su un treno in Germania.
L’uomo e’ stato arrestato, mentre l’amico e’ stato trattenuto in Questura. Altri 4 componenti del gruppo sono stati fermati nelle ore successive dalla Digos a Milano.
"Voi sapete che dopo il Ramadam c’e’ il digiuno – ha detto agli agenti il 23enne – Il coltello mi serve per fare sacrifici animali. Ma non ne ho ancora fatti". Al momento nei suoi confronti non vi sono accuse che configurino l’ipotesi di attentati o la minaccia terroristica. Ma e’ stato arrestato per false attestazioni a pubblico ufficiale, perche’ aveva documenti d’identita’ falsi.
Il connazionale rintracciato assieme a lui a Venezia, e cosi’ gli altri quattro fermati a Milano (tra cui tre donne) sono stati ascoltati e rilasciati, senza alcuna accusa. Si erano avvicinati al giovane solo perche’ avevano sentito parlare la loro lingua, ma sono risultati essere una conoscenza del tutto occasionale dell’indagato. Anzi – hanno spiegato agli agenti – si erano insospettiti capendone il fanatismo religioso, e non li aveva convinti che l’uomo avesse aggiunto di essere "in perfetta sintonia con l’attuale governo turco". Per non contraddirlo – e’ stata la loro versione – hanno deciso di pregare Allah assieme a lui, davanti alla stazione. Terminato il rito, hanno proseguito il loro viaggio.
Le incongruenze sono emerse subito invece nei controlli del giovane con la mannaia. Ha sostenuto che il giorno prima aveva subito a Bologna il furto di tablet e smartphone, con relativa sim card, oltre che della patente di guida e del passaporto tedesco, mostrando copia di una denuncia fatta alla questura felsinea. Ha aggiunto di possedere la doppia cittadinanza turco-tedesca. Ma le verifiche incrociate effettuate con la Polizia tedesca, tramite l’ufficio di cooperazione internazionale del Dipartimento di pubblica sicurezza, hanno permesso di accertare che le foto del vero titolare del passaporto non erano le sue. Nel database italiano ed europeo, inoltre, il suo profilo non compare.
Gli investigatori stanno ancora lavorando per dare un’identita’ certa al giovane turco, che ha raccontato di essere diretto in Germania. La Polizia vuole inoltre ricostruire esattamente i suoi movimenti in Italia. Se dovessero essere esclusi del tutto contatti o frequentazioni con ambienti radicalizzati, o contigui al terrorismo, il 23enne potrebbe semplicemente essere portato in un Centro di identificazione, per la successiva espulsione dal Paese.
Durante tutta l’operazione la Questura di Venezia e’ rimasta in contatto con il Viminale e il capo della Polizia, Franco Gabrielli. "E’ stato un eccellente lavoro – ha detto il questore, Angelo Sanna – con un gioco di squadra sia con Roma che con gli Stati esteri. La risposta e’ stata immediata e precisa. Voglio pensare che si tratti di un falso allarme, ma posso pensare che potremo aver evitato qualcosa di peggio".
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