I due colpi di avvertimento sparati dalle ”colombe” Alfano e Schifani, sullo sfondo di una crisi sociale ed economica che non accenna a migliorare (secondo l’Ocse l’Italia e’ l’unico Paese del G7 ancora in recessione), sono un segnale allarmante per il governo. Quasi un preannuncio di tempesta. Il vicepremier ha chiesto in sostanza al Pd di far sapere una volta per tutte se accettera’ il ricorso alla Consulta contro la retroattivita’ della legge Severino; il presidente dei senatori del Pdl si e’ spinto a proporre la sostituzione nella Giunta delle elezioni di quei senatori che hanno gia’ detto come voteranno prima di aver ascoltato le ragioni difensive di Silvio Berlusconi. Mossa irrituale, quest’ultima, prontamente respinta al mittente dal presidente del Senato: Grasso ha spiegato che il regolamento semplicemente non prevede una possibilita’ di questo tipo. Quanto alla Severino, Bersani ha ripetuto che ”le leggi saranno applicate”. Ma se il voto della Giunta dovesse rispecchiare le divisioni delle forze in campo, ha risposto Schifani, ”la convivenza diverrebbe impossibile”. Pretattica o realta’? Difficile dirlo. Le due mosse del Pdl dimostrano pero’ come il Cavaliere abbia dato disposizione di esaminare tutte le possibilita’, anche le piu’ minute, di uscire dall’angolo. E’ certamente consapevole che finora non e’ stata individuata nessuna strada ragionevole ed e’ probabilmente questo il motivo per cui la via della grazia (forse a richiesta dei figli), cioe’ il cosiddetto ”lodo Coppi”, sembra al momento l’unica percorribile.
L’ostacolo piu’ grande resta il rispetto delle procedure (con l’ammissione implicita di responsabilita’ del condannato) e il fatto che il Quirinale non potrebbe estenderla all’interdizione dai pubblici uffici. Lasciando dunque in piedi la questione dell’agibilita’ politica. Un estenuante tira e molla che quasi certamente non trovera’ soluzione il 9 settembre (data di riunione della Giunta di palazzo Madama) ma che puo’ logorare il premier alle prese con la delicata partita interna del congresso democratico. Uno degli elementi di debolezza delle larghe intese e’ infatti l’assenza di leader forti in grado di assumere impegni a nome di tutto il proprio schieramento. Il Cavaliere e’ ormai a tutti gli effetti un’anatra zoppa a cui manca la carta decisiva (cioe’ un delfino realmente in grado di raccoglierne l’eredita’ e di riunificare il centrodestra italiano). Enrico Letta e’ un premier costretto a subire la concorrenza interna di Matteo Renzi, neocandidato segretario del Pd. L’endorsement di Dario Franceschini al sindaco di Firenze ha irritato Pierluigi Bersani secondo il quale l’operazione non ha contenuti politici. Ma soprattutto le ”sparate” renziane rischiano di costringere il capo del governo a una rincorsa sul terreno dell’ antiberlusconismo con esiti catastrofici per la tenuta della coalizione. Certo, non ha torto Massimo Cacciari quando sottolinea che l’attuale esecutivo e’ un classico governo del Presidente destinato a durare fino a quando Napolitano lo vorra’. Il capo dello Stato e’ notoriamente contrario ad un ritorno alle urne, soprattutto con questa legge elettorale. Ma la forza degli avvenimenti a volte e’ piu’ forte della logica politica e uno sganciamento del Pdl in questa fase potrebbe avere effetti imprevedibili, transfughi o non transfughi. Non a caso Beppe Grillo ha annunciato il terzo ”Vaffa Day”. All’ala dialogante del Movimento, capeggiata dal senatore Luis Orellana (che era stato il candidato dai grillini alla presidenza del Senato), il leader ha rivolto un secco altola’: l’M5S e’ in guerra e chi vuole mediare e’ meglio che lasci il Movimento. Un modo per dire che un eventuale Letta-bis non potra’ contare su nessun tipo di aiuto. Quanto alle possibili defezioni dal centrodestra in caso di crisi, la loro consistenza e’ tutta da verificare. Ma soprattutto l’incognita e’ la lotta intestina nel Pd e le accuse di acrobaticita’ rivolte a Franceschini: i nemici di Renzi temono che il ministro dei Rapporti con il Parlamento stia soltanto aprendo la strada ad un’intesa con Letta. Anche se i tempi sono sempre piu’ stretti.
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