"Gli 80 euro di bonus sono importanti, ma servono risposte strutturali per sconfiggere il senso di vulnerabilità che affligge molti italiani. Altrimenti sarà difficile far ripartire l’economia", "questa crisi prolungata, e che dura da 6-7 anni con una pausa nel 2010, sta incidendo con forza sulla psicologia delle famiglie rendendole vulnerabili e guardinghe e così, anche in presenza di maggior reddito disponibile, come accaduto alla fine del 2013, aumenta la propensione al risparmio. Accadde la stessa cosa anche nel 2005 quando il governo dell’epoca ridusse le tasse sulle famiglie senza però produrre effetti apprezzabili nel breve termine. La verità è che gli italiani vivono nell’insicurezza che deriva dal fatto che la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, cresce". Lo afferma Enrico Giovannini in una intervista al Messaggero nella quale l’ex ministro del Lavoro si dice convinto che la condizione di incertezza psicologica incida più di molte altre cose nel determinare la recessione: "Immaginare che il bonus potesse tradursi in risultati immediati sui consumi era una cosa al di là di ogni ragionevole aspettativa. Ora vedremo quel che succederà nell’ultimo semestre dell’anno. Nella realtà le famiglie si sono comportate come le aziende che, una volta incassati gli oltre 25 miliardi di crediti dalla Pa, hanno utilizzato quei soldi soprattutto per pagare i debiti".
Conclude: "Il grande rimpianto che ho è non essere riuscito, quando ero ministro, ad introdurre il reddito di inclusione sociale", "per raggiungere tutti i poveri sarebbero serviti 7,5 miliardi, una cifra ingente che non avevamo a disposizione, ma la questione rimane", "ci sono 6,2 milioni di poveri nel Paese e 1,3 sono minori. In questo clima di precarietà non dare risposte a queste persone significa tagliarle fuori dalla società".
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