Carissimo Presidente, On. Ricardo Merlo,
Carissimi Organizzatori e Carissimi partecipanti al Primo Congresso del MAIE Nord e Centro America,
desidero rivolgere un caloroso ed affettuoso augurio a tutti i partecipanti al Primo Congresso MAIE Nord e Centro America. Un’occasione storica per fare un bilancio del cammino finora compiuto, ma soprattutto per tracciare il percorso comune per rispondere al meglio alle numerose aspettative degli italiani all’estero.
Desidero ringraziare in modo particolare gli amici, Ivo Finotti da Toronto e Luca Bortot da Vancouver, per aver accolto l’invito a partecipare a questo incontro e a portare il loro contributo di esperienze vissute nelle loro rispettive, importanti, realtà canadesi. Dal canto mio, alla luce della mia esperienza nel CGIE e del percorso politico che voi tutti conoscete, posso affermare con estrema convinzione che il MAIE rappresenti oggi l’unica alternativa ai partiti politici tradizionali. Un Movimento che dà voce al mondo dell’Associazionismo italiano e alle nostre comunità che chiedono di essere ascoltate rispetto ad alcune tematiche che stanno a cuore a noi tutti.
I parlamentari eletti all’estero, a mio avviso, hanno fallito la missione per la quale sono stati istituiti. Fin dalla loro elezione infatti si sono immediatamente omologati alle logiche dei rispettivi partiti di appartenenza, disattendendo di fatto le promesse fatte in campagna elettorale. Tra queste basta citarne solo alcune, come: la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana, per coloro che, nati in Italia, l’hanno persa in ragione della naturalizzazione alla cittadinanza del paese di accoglienza. Una richiesta forte e condivisa che proviene da ogni parte del mondo, una promessa utilizzata in ogni campagna elettorale, ma poi puntualmente dimenticata perchè non rientra nei programmi del Partito.
L’insegnamento della lingua italiana all’estero: puntualmente in ogni campagna elettorale tutti si impegnano a rivedere l’oramai obsoleta legge n.153; si impegnano a sostenere i contributi per l’insegnamento della lingua italiana, ma poi, con altrettanta puntualità, accantonano montagne di progetti di legge – per cambiare la 153 – discussi all’infinito, ma mai approvati, e votano, obbedienti ai Partiti, le finanziarie – o manovre di Governo – che ne prevedono i tagli.
Legge sul voto all’Estero. A mio avviso va cambiata la Legge Tremaglia. Troppi interrogativi irrisolti pesano ancora sui risultati elettorali del 2006, 2008 e 2013. Bisogna evitare che le forti lobby che operano all’Estero possano condizionare il voto popolare. E sto parlando di quelle strutture di servizio che fino ad oggi hanno avuto un ruolo determinante nelle campagne elettorali tra gli italiani all’estero. Non solo a quelle per le elezioni politiche, ma anche in quelle per il rinnovo dei Comites e del CGIE.
A proposito di Comites e CGIE bisognerebbe intervenire dove esistono situazioni di evidente conflitto tra la figura di direttore di Patronato, quindi incaricato di un pubblico servizio e quindi destinatario di finanziamenti dello Stato, e quella di presidente di Comites o addirittura rappresentante al CGIE. Se non si fissano certi paletti, molti Comites, e lo stesso CGIE, rimarranno organismi di pubblica inutilità.
Al CGIE si stanno dibattendo per riformare la legge sui Comites e sullo stesso Consiglio Generale. L’esperienza ci insegna che quando si vuole distogliere l’attenzione di questi organismi dai problemi seri, gli si dà il compitino da svolgere. Qualcuno appunto ha lanciato il progetto di riforma degli organismi di rappresentanza. Sono dell’avviso che le due Leggi, sia quella istitutiva del CGIE che quella dei Comites, non vadano riformate, basterebbe solamente applicarle e magari creare degli strumenti di verifica (oltre la Farnesina, per favore) per farle osservare.
Dopo le elezioni del 2013, nel caos di Castel Nuovo di Porto, feci la seguente dichiarazione: “Mi sembra urgente rivedere, appena possibile e comunque prima che si ritorni a votare, le modalità per il voto degli italiani all’estero, che come è noto eleggono 18 parlamentari: 12 deputati e 6 senatori. Se nello spirito, la legge Tremaglia voleva far partecipare gli italiani all’estero al processo democratico dell’Italia, nella realtà la sua applicazione pratica ha ben poco di democratico”. E aggiunsi che non sarei stato mai più candidato alle elezioni politiche italiane se non avessero cambiato le regole del voto all’Estero. Ebbene, oggi lo riconfermo davanti a voi, perchè sono ancora più convinto della necessità di intervenire per eliminare le lacune della Legge Tremaglia, sia sotto il profilo della certezza del voto, della trasparenza e della partecipazione democratica.
Infine, permettetemi di farvi osservare, quante volte, dai rappresentati di governo e dei vari partiti in visita all’estero, abbiamo ascoltato di quanto l’Italia sia grata alle centinaia di migliaia di suoi cittadini che hanno attraversato l’Oceano con l’Italia nel cuore e che con grandi sacrifici e ammirevole tenacia, hanno conquistato posizioni di rilievo e di responsabilità nelle società di accoglienza facendo delle comunità italiane quelle più integrate ed affermate nei rispettivi Paesi; comunità che hanno dato un formidabile contributo alla crescita ed ai successi di numerosi Paesi nel mondo e che oggi promuovono attivamente ed efficacemente il Made in Italy in un mercato potenziale di 35 milioni di abitanti di origini italiane. Discorsi di circostanza che oramai sono diventati luoghi comuni, perchè, una volta rientrati a Roma, non ci si spiega come mai gli stessi politici votino per chiusura di Ambasciate e Consolati, dove invece c’è bisogno; votino per la riduzione dei fondi agli Enti gestori; ignorino la richiesta per la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza…
Per questo credo che una voce forte e indipendente come il MAIE sia, ora più che mai, indispensabile per rappresentare a Roma gli interessi degli italiani all’Estero.
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