C’erano una volta in Sicilia 200 mila giovani circa, un quarto dei quali nella città metropolitana di Palermo, “e attenzione, non moltissimo tempo fa, ma nel 2013 appena. Poi, tra una crisi economica e l’altra, il piccolo, grande esercito di siciliani d’età compresa fra i 15 e i 34 anni è andato via via assottigliandosi, fino a raggiungere, nel 2023, un calo del 15,3% nell’arco di un decennio: più del doppio rispetto all’ammanco segnato in scala nazionale, pari a -7,4% per quasi un milione di persone in meno della stessa fascia d’età”. Lo scrive Il Giornale di Sicilia commentando i dati diffusi ieri dalla Cgia di Mestre in un report su denatalità e occupazione “che nella triste classifica del vuoto generazionale under 34 posiziona il territorio siciliano al quinto posto, superato, in termini percentuali solo da Sardegna, Calabria, Molise, Basilicata”.
“In valori assoluti, però, l’Isola risulta addirittura prima, con (esattamente) 190.205 giovani in meno in dieci anni, mentre tra le province italiane, e stavolta per variazione percentuale, nella top 20 del deficit più alto troviamo Messina (-19%), Enna (-18%), Caltanissetta (-17%) e Siracusa (-16,8%). Seguono a stretto giro Agrigento e Palermo (entrambe a -16%), Catania (-13,8%) e Trapani (12,3%), con Ragusa, invece, più distaccata, a -9%. Ma anche in questo caso, se si considerano i numeri assoluti, il ranking quasi si ribalta, tanto che il Palermo, con un ammanco di 50.094 giovani, risulta prima provincia in Sicilia e seconda a livello nazionale dopo Napoli, che supera quota 90 mila”.
“Le cause del vuoto? Il dossier, come detto, è incentrato sulla denatalità, ma in un’Italia sempre più vecchia, la Sicilia, come dimostrano i numeri diffusi recentemente dall’Istat, rispetto al tasso di fecondità tricolore, pari a 1,24 figli per donna, continua a difendersi con un 1,35, una quota superata solo dal ben più ricco (per reddito) Trentino. Dunque, più che la frenata del baby boom, nell’Isola, sottolinea Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi dell’associazione artigiana, ‘l’ammanco è stato provocato dalla fuga di braccia e cervelli verso altre regioni o verso l’estero: persone andate via e mai più tornate'”.