Tra il 2000 e il 2010 la quota di giovani tra i 15 e i 34 anni residenti in Italia è diminuita di circa 2 milioni di persone (elaborazione Censis su dati Istat ed Eurostat). In un opuscolo su "Giovani e lavoro" diffuso al Forum PA dallo SPESLab (il Servizio per le parti economiche e sociali di tipo laboratoriale, che fa capo al ministero del Lavoro) ad emergere è innanzitutto la questione demografica: tra i principali Paesi europei, infatti, l’Italia è quella che ha registrato il maggior decremento di popolazione giovanile (-12,7% contro una media Ue del 5,2%).
I dati sono negativi anche in prospettiva futura: tra il 2010 e il 2030 il nostro Paese subirà un’ulteriore perdita di 794 mila giovani (-5,8%). Un dato che in realtà è migliore di quello di Germania (-17,1%) e Spagna (-10,4%), ma peggiore rispetto a Paesi dove il numero dei giovani è in aumento, come Francia (+2,8%) e Gran Bretagna (+4,5%). Se nel 2000 i giovani tra i 15 e i 34 anni erano in Italia il 27,8% della popolazione, si prevede che nel 2030 saranno il 20,5% (peggio faranno solo i tedeschi: 20,2%).
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