Ecco il botta e risposta fra Aldo Di Biagio, deputato di Futuro e Libertà eletto nella ripartizione estera Europa, e Ricky Filosa, direttore di ItaliaChiamaItalia: al centro del confronto, il tema dell’informazione nel terzo millennio.
Gentile Direttore,
il mio riscontro non sarà di certo tempestivo, ma gli impegni e gli interessi – come ben può immaginare – mi hanno trascinato in altri contesti.
Ne approfitto per condividere con Lei e con i Suoi lettori qualche mia semplice osservazione in merito all’articolo “Giornali italiani all’estero, Di Biagio (Fli) chiede garanzie a Peluffo ma dimentica l’informazione online” pubblicato in data 24 aprile scorso.
Ho avuto modo di leggere le osservazioni evidenziate dal solito carosello di miei fans che nel piacevole tentativo di gettare un po’ del solito fango sono finiti con l’aggrapparsi ad accuse tanto insostenibili quanto immotivate. Che sinceramente oltre che regalarmi un momento di sana ilarità, mi danno anche la prova di quanto la mia attività sia monitorata, anche perché – ed è giusto ribadirlo – non credo che questi “autorevoli interlocutori” abbiano qualcosa di più costruttivo con il quale riempire le loro giornate.
Fermo restando che al momento dubito che esista un mio collega capace di prendere carta e penna e rivolgersi ad un sottosegretario per mettere al centro dell’attenzione gli italiani nel mondo – e guardo al centro-destra con desolazione – faccio seriamente fatica a capire la natura delle accuse-frecciatine-dimenticanze che mi sono state generosamente buttate in faccia.
La stampa in quanto tale è un contenitore che racchiude più realtà ed esperienze ed è proprio questo soggetto poliedrico e variegato che ho sottoposto all’attenzione del Sott. Peluffo. Nulla di più e mi dispiace che vi sia sfuggito.
Se poi da questo mio sincero e spassionato interessamento si voglia rintracciare a fatica e in maniera grossolanamente forzata, tutta una serie di dietrologie, credo che non si faccia assolutamente onore alla categoria che i citati “autorevoli interlocutori” si pregiano ogni tanto di appartenere.
Le sterili polemiche non dovrebbero essere prerogativa degli italiani nel mondo.
Non ci fanno onore, oggi come ieri.
Eppure si continua con la macchina del fango, martoriando – senza risultati – l’unico o gli unici che la mattina si alzano e producono qualcosa.
Non sono solito dire “signor Sì”, né tanto meno pigiare bottoni a comando. Questa è una prerogativa – tra l’altro documentata piacevolmente – di altri gruppi e colleghi.
E meno male che esiste openpolis con tutti i dati di riferimento con annesse percentuali di frequenza e operatività…sito che scommetto nessuno ha mai consultato nemmeno per pura curiosità.
Allora fermatevi un attimo e fate un passo indietro.
Capisco talvolta l’odio, la frustrazione, la pura antipatia o la semplice invidia, ma sventolare accuse a vanvera giusto per passare il tempo è un colpo inferto alla credibilità del nostro mondo.
Meditate gente, meditate.
Aldo Di Biagio
LA RISPOSTA DEL DIRETTORE
Gentile Onorevole, caro Aldo, ho scelto di pubblicare sul mio giornale la sua replica al nostro articolo perchè ritengo giusto poter dare a chiunque la possibilità di difendersi da ogni accusa o critica, da qualunque direzione provenga. Tuttavia, mi tocca osservare con grande rammarico che lei, onorevole, si è dimenticato ancora una volta di parlarci di ciò che ha intenzione di fare – o di non fare – per difendere l’informazione online, così come ha voluto giustamente prendere le difese dei colleghi che lavorano su carta stampata, sollecitando il governo a fare di più e a rispettare i patti. Nella sua nota al sottosegretario Peluffo, non si fa alcun riferimento all’editoria digitale – non ci è "sfuggito", non c’è -, che soprattutto per i connazionali residenti oltre confine è di straordinaria importanza.
Sia chiaro: qui nessuno vuole scatenare una guerra fra poveri (anche se di povero certi editori italiani all’estero non hanno proprio nulla, visto che alcuni di loro con i soldi dei contribuenti si sono comprati interi palazzi e persino tipografie…): ma ci aspettavamo da lei una risposta nel merito della questione, non una replica a coloro che magari attraverso Facebook hanno commentato il nostro articolo. E a noi pare che lei, invece, proprio a loro più che a noi abbia voluto rispondere.
Dunque, noi siamo qui, e continuiamo ad attendere da lei una possibile risposta. Meglio ancora sarebbe una seria presa di posizione sull’importanza dell’editoria digitale, sulla possibilità che anche chi lavora e fa informazione sul web possa essere sostenuto in maniera concreta. Il fatto che i suoi colleghi non abbiano mai preso posizione su questo, non abbiano mai messo in campo iniziative concrete (tranne l’On. Massimo Romagnoli, nella scorsa legislatura, governo Prodi), non vuol dire che lei non debba comunque impegnarsi in questo obiettivo: quante cose lei fa che gli altri non fanno? Molte, da ciò che osserviamo. E questo è senz’altro un bene.
Visto che si parla tanto di sprechi da tagliare, perchè non pensare a quei giornali italiani all’estero, e a quelli in Italia naturalmente, che godono di sostanziosi contributi ma che in realtà non conosce e quindi non legge nessuno? E che magari non sono in edicola, non hanno giornalisti, non distribuiscono, e di fatto sono delle verie e proprie truffe.
Rifletta, onorevole: se lei o qualche altro non avete ancora capito l’importanza della notizia che corre in www, noi siamo pronti a spiegarvelo. Un’altra volta. Come abbiamo fatto decine di volte sulle pagine del nostro giornale. E quando in futuro vorrà replicare a un nostro articolo, la prego onorevole, caro Aldo, si diriga al sottoscritto (per davvero, però!), alla nostra testata, non a chi nei commenti Facebook ha voluto dire la sua, in maniera legittima: perchè ogni opinione, anche se dura, anche se può non piacere, è legittima e da rispettare, non è d’accordo anche lei?
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