Giorgia Meloni, intervistata dal Corriere della Sera, commenta l’esito del Consiglio europeo e spiega perché sui migranti l’Unione “ha cambiato passo”.
Il salario minimo non la convince, la ratifica del Mes può attendere, il caso Santanchè non la preoccupa e nemmeno il Pnrr: “Basta tafazzismo, siamo vicinissimi all’obiettivo”. E sulla proposta di Salvini di un patto per unire il centrodestra alle Europee, c’è tempo per riflettere.
Per la premier, “l’accordo di tutto il Consiglio Ue sulla cosiddetta dimensione esterna, che offre un approccio completamente nuovo rispetto al passato in tema di contrasto ai flussi migratori, è un indiscutibile successo italiano. La scelta è combattere il traffico di esseri umani e contrastare l’immigrazione illegale prima che arrivi in Europa. Siamo riusciti a far comprendere a tutti i nostri partner che non aveva senso continuare a litigare tra Paesi di primo approdo e Paesi di destinazione su chi dovesse avere la responsabilità di gestire il fenomeno e che l’unico modo era lavorare insieme sui confini esterni, soprattutto attraverso una cooperazione paritaria con i Paesi africani”.
Suo il merito di aver portato in Tunisia von der Leyen e Rutte. Ma non è esagerato parlare di svolta, anche alla luce dei numeri degli sbarchi? “Il dialogo con la Tunisia, definito “un modello” nelle conclusioni del Consiglio e la proposta della Commissione di investire fino a 15 miliardi del nuovo bilancio pluriennale su immigrazione e dimensione esterna, sono una prova di questo totale cambio di passo. Investire sulla stabilità del Nord Africa e prevenire le partenze è un primario interesse italiano e finalmente una priorità europea. Sulla dimensione esterna siamo tutti d’accordo. Sulla dimensione interna, no. Ma è normale, perché su un tema così divisivo è difficile trovare regole che vadano bene per tutti. Mi auguro ci siano margini per avvicinare le posizioni”.
Capitolo Pnrr. La Commissione non ha sbloccato la terza tranche del Pnrr e per la quarta sono scaduti i termini dei 27 obiettivi. Davvero lei è “ottimista”? “Assolutamente sì – risponde Meloni – soprattutto se smettiamo di fare allarmismo su una questione strategica per la nazione intera e che, nella migliore tradizione dei Tafazzi d’Italia, viene strumentalizzata per attaccare il governo. Noi siamo impegnati per rispondere alle ultime richieste di chiarimenti da parte della Commissione e ricordo che lavoriamo su un piano scritto da altri”.