Massimo Giletti è intervenuto questa mattina su Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso del format ECG, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.
Massimo Giletti è tornato sul successo dell’Arena, il format che conduce su Raiuno la domenica pomeriggio: “Qualche segreto per fare questi numeri? Non c’è un segreto, ci sono più segreti, che poi si traducono nella passione che ti spinge a stare sempre attento a tutto quello che ti circonda. Bisogna aprire gli occhi e fare tutto quello che non fanno i politici, cioè guardarsi intorno, vedere la realtà e cercare di andare dentro la realtà”.
In Rai, però, non tutti guardano Giletti di buon occhio: “A volte avere un certo tipo di successo legato non a rapporti privilegiati, ma solo al lavoro, non piace. Perché questo successo è il fallimento di altri metodi. Dispiace, la Rai è fatta di tante Rai, importante è quello che ti dice un Direttore Generale, importante è quello che ti dice il tuo direttore. Poi è chiaro che spiace, perché quando tu fai dei successi, come abbiamo fatto quest’anno, vincendo le serate contro la De Filippi, che è un fatto storico, un terremoto televisivo, fatto con le risorse interne Rai, lì tu spereresti in qualche atteggiamento diverso. Ma non importa, siamo un po’ come gli ammutinati del Bounty, andiamo avanti”.
Sul prossimo Festival di Sanremo: “Quando porti la star più importante della televisione avversaria annulli quella che può essere la contro programmazione. Già quello è un punto vincente. Poi vedere Maria De Filippi in quel ruolo è interessante. Può piacere o non piacere, dipende dai gusti, ma Maria vive h 24 per il suo lavoro e Sanremo è il coronamento di un percorso in cui lei ha vinto tutto. Io alla conduzione di Sanremo? Vianello l’ha condotto a 76 anni, quindi non vi preoccupate, anche se io verso i 75 sarò già alle Hawaii”.
Sulla polemica nei confronti dei programmi di cronaca: “Io son cresciuto con Pippi Calzelunghe, ma il mondo cambia. Poi quando entra a gamba tesa una star come Fiorello bisogna riflettere, anche se forse in Italia ci piace guardare più lo specchio che la realtà che da esso viene riflessa. La società in cui viviamo è quella, non dobbiamo prendercela con lo specchio che riflette il sistema. Quando lavoravo con Minoli mi sono occupato di casi molto pesanti scoprendo anche alcune verità, quindi il lavoro che fanno alcuni programmi è interessante. Poi tutto dipende da come racconti le cose. C’è un modo super morboso, deprecabile, e un modo invece intelligente di raccontare le cose. Poi ci sono programmi che fanno dell’orrido un trash cult fantastico. Anche la televisione deve rispettare gli utenti che la guardano”.
Sul momento che sta vivendo il nostro Paese e su quanto sia difficile raccontare l’Italia rispetto al passato: “Oggi la proliferazione di programmi che si occupano della quotidianità della politica ha dato un contributo molto importante nel porre lenti di ingrandimento davanti a certe situazioni. Oggi è rischioso tentare di imbrogliare ancora le carte perché ci sono più persone a controllare. Per l’Italia questo è un momento faticoso. Quando vedi che Roma capitale cade all’ottantottesimo posto tra le città in cui si vive meglio è un problema serio. Mai come oggi sembra che siamo in emergenza. Per governare bene servono stabilità, e mi sembra si sia persa con dei Governi che non abbiamo mai eletto, serenità, ed è una cosa che ora non vedo, e con questa emergenza si rischia non di soffocare, ma di finire nella demagogia inconcludente. Mi sembra, questa, un’Italia molto ferma”.
Su Barbara D’Urso: “Ho un ottimo rapporto personale con lei e negli anni ho imparato a mie spese a farmi i fatti miei, diciamo i fatti nostri più che”i fatti vostri”. Ho già tanti casini nel gestirmi che guardo me e lascio agli altri ogni commento. Ognuno di noi ha un telecomando. Per fortuna la domenica viene usato molto bene, visto che facciamo quattro milioni ogni domenica ed è un qualcosa di incredibile”.
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