Recuperare risorse dalla spesa pubblica per abbassare le tasse, ma ‘a Dio piacendo’ c’e’ da evitare soprattutto l’aumento gia’ previsto dell’Iva ad ottobre prossimo. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ribadisce la posizione del Governo impegnato nella spending review ed annuncia che a breve il super-commissario Enrico Bondi dovrebbe fornire le prime indicazioni. Anche perche’ tutti i ministeri sono coinvolti ed alcuni avrebbero gia’ avanzato delle proposte concrete per rivedere la loro quota di spesa pubblica. E anche il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli spiega che l’impegno ‘e’ innanzitutto a Roma, sui nostri ministeri, su quello che conosciamo meglio, ma non puo’ chiudersi qui, dovra’ andare oltre’.
Una spesa quella pubblica complessivamente difficile da comprimere: ‘la struttura complessiva della spesa pubblica italiana – spiega davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato – ha dentro 650 miliardi. Ma di questi 240 miliardi sono la spesa per pensioni. Cosi’ si restringe istantaneamente l’entita’ della spesa aggredibile. 400 miliardi e’ una cifra imponente, ma assai lontana dalla cifra totale che compare nelle statistiche’. Il problema e’ nei costi di produzione pubblici perche’ proprio li ‘incombe una specie di maledizione: costi di produzione piu’ alti del settore privato che inevitabilmente vanno pagati con l’aumento delle tasse’. Questa parte della spesa ‘ammonta a circa 300 miliardi. Se guardiamo come si e’ sviluppata nel tempo si vede che i costi di produzione hanno una dinamica superiore: il 30% in piu’ dei beni di consumo privati.
Non e’ molto ma applicato ai 300 miliardi di spesa vuol dire 80 miliardi di costi aggiuntivi rispetto alla dinamica dei costi di produzione del settore privato’. Ma comunque ‘il sogno tutti riformatori e’ fare soldi eliminando gli sprechi…’. Quindi avanti con l’analisi e i tagli.
Tra gli elementi di criticita’ Giarda spiega che, ad esempio, la spesa sanitaria e’ cresciuta dal 32 al 37% mentre cala quella scolastica dal 23 al 18%: ‘e’ come se la spesa sanitaria sia stata pagata con minore spesa della scuola’. Le ragioni – aggiunge – non sono pero’ da ricercare nelle scelte fatte da governo e parlamento ‘delle quali non ho trovato traccia’, ma dal fatto che dietro la Sanita’,affidata alle Regioni,’c’e’ una struttura politica forte e interessi di chi produce beni e forniture’. L’Italia ha inoltre due ‘straordinari vincoli: la spesa per interessi e quella per le pensioni che, nonostante la successione di riforme e’ in significativo aumento in termini monetari nei prossimi anni’. ‘Nella prospettazione della spesa per il 2015 una categoria, le pensioni, aumenta del 10% (da 244,4 a 268 miliardi). Crescono del 10% anche le prestazioni sociali (+10%), e la spesa per la sanita’ aumenta di circa il 3%. Dato il vincolo di invarianza (della spesa) le altre spese sono destinate a scendere in termini monetari. E la spending review deve essere vista in questa prospettiva’. E di esempio in esempio Giarda tocca anche la situazione carceraria: ‘in alcune carceri ci sono 2 poliziotti ogni detenuto…’.
In Italia esiste inoltre un ‘meccanismo di irresponsabilita’ finanziaria che e’ caratteristico, in modo cosi’ forte, del nostro Paese’, dice riferendosi al finanziamento agli enti territoriali con 240 miliardi di spese e solo 100 di entrate proprie. Viceversa ‘in un buon sistema di federalismo, Comuni, Province e Regioni che hanno un reddito pro-capite superiore alla media, cioe’ dall’Abruzzo in su, lo Stato non dovrebbe esserci. Questo c’e’ scritto nei testi sul federalismo fiscale’. Insomma: ‘per ridurre la pressione tributaria dobbiamo ridurre le spese: non abbiamo alternative’. E tutti sono impegnati ‘a Dio piacendo e il Signore aiutandoci, se non altro per rinviare l’aumento dell’Iva’.
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