Gianluigi Paragone, Senatore del M5S, dal giornalismo al Palazzo. “Io vivo il Palazzo come se fosse una grande redazione – ha affermato Paragone a Radio Cusano Campus -. La mia curiosità resta la stessa. M’aspettavo la ritualità di alcuni riti istituzionali, quella fretta di dare delle risposte che io pretendevo in termini giornalistici, mi sono accorto che è difficile calendarizzare con la stessa velocità che vorresti. E’ la dannazione di tutti quelli che debuttano nelle istituzioni”.
Sul governo M5S-Lega. “Fiducioso lo devo essere perché mi accorgo che c’è una grande aspettativa nel Paese, soprattutto in quei ceti fortemente toccati dalla crisi. Ci si aspetta un cambiamento sul lavoro, sui diritti fondamentali. Tutti ci stiamo accorgendo che al di fuori della politica c’è un potere che ancora oggi non si rassegna al fatto che ci sono persone nuove che loro non conoscono, che si sono messe in testa l’idea di partire dal basso. Guardate l’attacco di Confindustria al decreto dignità, è un attacco che viene da una confederazione che evidentemente ha paura del cambiamento”.
Su Ponte Morandi. “La vicenda giudiziaria riguarda il crollo del ponte. La vicenda politica su un tagliando alla concessione è una valutazione politica. E allora facciamo questa valutazione politica: perché devi aumentare tutti gli anni il pedaggio? Poi dopo un po’ capisci, una volta che le carte vengono desecretate, che nel gioco il croupier era sempre la società Autostrade. Io penso che si debba rivedere tutto nello spirito in cui le liberalizzazioni erano state vendute in termini politici: più mercato quindi il cittadino ci guadagna. Vi risulta che il cittadino ci abbia guadagnato?”.
Sulla reazione di Salvini alla sentenza sui fondi della Lega. “Se arriva la decisione di un giudice ti adegui come si adeguano i cittadini, non è che perché sei un politico o un segretario non ti devi adeguare. Detto questo, si possono fare valutazioni critiche rispetto alla decisione. Questa è l’Italia che separa le criticità in good bank e bad bank, good company e bad company, perché dicono che c’è la discontinuità. Io credo che la Lega di Salvini sia completamente diversa rispetto a quella di Bossi e quindi chi oggi dona qualcosa alla Lega di Salvini non lo sta facendo per continuare il lavoro della Lega di Bossi, lo sta facendo per il programma politico della Lega di Salvini che è completamente diverso. Se il procuratore dice: se cambiano nome tutto si risolve, non capisco la ratio. Il problema è la partecipazione diretta dei cittadini alla politica. Se io cittadino che sono un nuovo elettore della Lega di Salvini voglio finanziarla attraverso una donazione, questa donazione deve essere funzionale al progetto politico verso il quale provo una passione. Non c’entro nulla con la Lega di Bossi. Aggiungo che questa non è una sentenza definitiva, con i tempi della giustizia se si arrivasse ad una sentenza più favorevole rispetto a quella attuale, tu nel frattempo hai eroso al partito la possibilità di fare il partito. E’ innegabile che ci sono queste due storture che sono evidenti, ciò detto c’è una decisione del magistrato, che piaccia o no, sarà applicata”.