Correva dietro al pallone nel prato di via Musso. Tanto calpestato dai bambini di San Lazzaro che l’erba non cresceva più. Solo sotto sera cessavano le sfide a dribbling e tiri in porta, quando le mamme avvisavano che la cena era pronta affacciandosi dalle finestre delle case intorno.
In via Ripalta, civico 25, nasce Giacomo Fugazza. Ottantasei anni fa. La sua storia la racconta “La Libertà“. Se l’è portato lontano il ricordo di quel campetto da calcio. Novemila chilometri più a Ovest, in Venezuela, frontiera di emigrazione per tanti nel Dopoguerra.
A Valencia, città di quattro milioni di abitanti in una valle fertile incastonata tra grandi laghi e catene montuose, di prati verdi ce ne sono a volontà. Praterie a perdita d’occhio, in ideale continuità, viene da dire, con il campo di via Musso. E con quella Arbos che le sta accanto e che ha un posto importante nella memoria industriale di Piacenza.
Sì, perchè la storia di Giacomo Fugazza è lì che si snoda, tra un attaccamento fortissimo alle radici e una prodigiosa vocazione all’industriosità che, Oltreoceano, ben al di là della dimensione locale, lo ha portato a diventare una potenza economica.
«All’Arbos ho visto produrre le prime biciclette e poi le mietitrebbia», racconta Fugazza nel rievocare gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza nella borgata – San Lazzaro – dove è cresciuto e nelle cui scuole elementari ha esaurito il suo percorso di pubblica istruzione in un Paese martoriato dalla guerra.