Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni prende nota "con soddisfazione" che la cancelliera tedesca Angela Merkel apra al superamento degli accordi di Dublino, stando ai quali i richiedenti asilo devono essere ospitati dal primo Paese in cui arrivano. "Con gli ultimi vertici abbiamo fatto un pezzo di strada nella condivisione dello sforzo di accoglienza – ha affermato il ministro in un colloquio durante un forum con il Corriere della Sera -. Ora lavoriamo per raggiungere tre obiettivi nel medio periodo. Primo: rendere permanenti le quote volontarie di suddivisione dei profughi tra i 28 Paesi Ue; arrivare gradualmente a regole comuni sul diritto d’asilo; fissare politiche comuni di rimpatrio nei Paesi dei provenienza per i migranti che non hanno diritto d’asilo".
"Non nascondo che nella nostra testa ci sia più Libia che Siria. Non c’è stata alcuna decisione di effettuare bombardamenti in Iraq. Tanto meno di nascosto e all’insaputa del Parlamento". E ha aggiunto: "Noi sosteniamo gli sforzi del premier iracheno al-Abadi, facciamo già parte dello ‘small group’, i 21 Paesi impegnati militarmente sul totale dei 63 che costituiscono la coalizione. E’ chiaro che se il governo iracheno vuole riconquistare la regione di Al Anbar, appena caduta nelle mani dello Stato Islamico, e poi riprendere Mosul ai terroristi, bisogna fare uno sforzo in più. Questo è il tema in discussione tra gli alleati e noi stiamo ragionando su cosa fare in più".
Gentiloni ha inoltre sottolineato che "fin dall’inizio della crisi il governo italiano ha sempre ritenuto un’illusione l’idea che fosse possibile mandare via Assad con qualche bombardamento. La strada giusta, l’unica realisticamente percorribile è quella di una transizione: ‘Assad change, not regime change’. Convincere Assad a lasciare il potere, senza però creare un vuoto in cui si inserirebbero facilmente i terroristi".
Gentiloni ha anche evidenziato che "fino a sette-otto giorni fa il coinvolgimento dei russi in Siria era vissuto come un contributo positivo, considerando lo stretto rapporto tra il presidente Putin e Assad. Anche Obama, dopo l’incontro con Putin nelle Nazioni Unite, sembrava pronto a cogliere la potenzialità di una cooperazione Stati Uniti-Russia in chiave anti-Isis in Siria. Certo gli ultimi fatti, gli sconfinamenti in Turchia, la mancanza di coordinamento sui bersagli da colpire stanno creando il rischio che l’attivismo russo si traduca in un ulteriore aggravamento della situazione. Perciò insisto sul processo di transizione, per altro proposto anche dall’inviato Onu per la Siria".
“Ho inviato una lettera ai colleghi degli altri cinque Paesi fondatori della Comunità europea, Germania, Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Proponiamo di rilanciare l’integrazione europea facendo leva sul blocco più omogeneo. Le prime reazioni sono positive e quindi penso che nei prossimi mesi organizzeremo a Roma questo incontro a sei". "Sono cresciuto con l’idea di un’Europa a due velocità, mentre oggi forse è arrivato il momento di costruire un’Unione a due cerchi concentrici. Il nucleo della moneta unica è nelle condizioni di integrarsi su diversi piani, compreso quello militare".
A gennaio l’Unione europea dovrà decidere se confermare o cancellare le sanzioni economiche alla Russia: "Io mi auguro fortissimamente che si possano cancellare le sanzioni. Ma non tiro la riga ai primi di ottobre. C’è tempo almeno fino a dicembre e le condizioni sono chiare: se la Russia non applicherà gli accordi di Minsk (tra l’altro restituzione dei confini orientali a Kiev, ndr) noi saremo favorevoli alla conferma delle sanzioni".
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