Fabio Porta, coordinatore Pd per il Sud America, continua a criticare il governo perché, a suo dire, non starebbe facendo abbastanza per gli italiani nel mondo. Eppure l’attuale esecutivo in nemmeno un anno ha già fatto molto: centinaia di nuove assunzioni al ministero degli Esteri che saranno operative alla fine del 2019 per smaltire e velocizzare il lavoro per i connazionali nei Consolati di tutto il mondo, riapertura di Consolati che erano stati chiusi proprio dal governo Pd sostenuto da Porta, inaugurazioni di nuove sedi diplomatiche.
Ancora: 50 milioni di euro per la promozione della lingua italiana nel mondo e 184 milioni di euro per il piano straordinario del governo a sostegno dell’export made in Italy. Tutto questo senza dimenticare il mantenimento dei fondi per la stampa italiana all’estero, nonostante i contributi alla stampa nazionale siano stati eliminati. Questi sono solo alcuni dei risultati concreti, non chiacchiere, quando mancano ancora quattro anni per lavorare e continuare a migliorare.
Fabio Porta invece quali risultati può vantare, dopo cinque anni trascorsi nella maggioranza di governo dal 2013 al 2018?
Lui, lo ricordiamo, è quello della tassa di cittadinanza, una tassa ingiusta e discriminatoria. Eppure è successo, una tassa di trecento euro per poter presentare la domanda e iniziare la pratica. Tale somma rappresenta un capitale, in particolare in certi Paesi del Sud America: pensiamo al Brasile, all’Argentina, al Venezuela, ma non solo.
Badate bene: stiamo parlando di riconoscimento per ius sanguinis, ovvero per diritto di sangue; gli immigrati, per la loro pratica di cittadinanza italiana, pagano meno dei discendenti degli emigrati italiani. Questa è una vergogna targata Pd, uno schiaffo che Fabio Porta ha voluto dare a tutti quei figli di emigrati che l’Italia ce l’hanno nelle vene.
Sia chiaro, Porta non è in grado di dare lezioni a nessuno: dopo la distruzione portata avanti da lui e dal suo partito nei confronti del Sistema Italia nel mondo dovrebbe solo avere la dignità di tacere.
Con il suo governo tagli su tagli, tasse su tasse, risultati zero per i connazionali. Se oggi, nonostante il grande impegno profuso dal governo, esistono ancora delle criticità all’interno della nostra rete consolare, è proprio perché Porta e il suo governo negli anni precedenti non hanno fatto altro che smantellare e indebolire la presenza dell’Italia oltre confine.
Oltre sessanta sedi diplomatico-consolari sono state chiuse: Santo Domingo, Honduras, Newark, Montevideo, Manchester… Sono soltanto alcuni esempi. L’ex parlamentare Pd cosa ha da dire ai connazionali che si sono visti sbattere in faccia da un giorno all’altro le porte di Ambasciate e Consolati, ovvero di casa propria?
A causa delle folli decisioni prese nel passato, l’attuale governo è dovuto ripartire da sottozero. Porta e compagni hanno lasciato solo macerie e distruzione. Adesso si sta cercando di ricostruire, ma non è affatto semplice, perché il danno fatto è stato davvero enorme.
L’ex deputato Pd invece di puntare il dito contro il governo dovrebbe guardarsi allo specchio e puntarlo contro se stesso. Non gli basterà continuare con le sue strumentalizzazioni, dimenticando ciò che è stato e ciò che ha fatto e non ha fatto. Se davvero punta a rientrare in Parlamento, come sembra, allora la smetta di interpretare il ruolo del santo protettore degli italiani nel mondo, perché per lui sarebbe più adatto quello del boia, di colui che senza pietà con una pesante scure ha mozzato le speranze di moltissimi italiani nel mondo per poi gettarli nel dimenticatoio.
Di governi come quello da lui sostenuto gli italiani all’estero non sanno che farsene. Per Fabio Porta la strada per rientrare nel Palazzo è ancora lunga e piena di ostacoli. Ma una cosa è certa: fino a quando resterà fuori dal Parlamento non potrà fare altri danni. E questa è senz’altro una consolazione per quegli italiani nel mondo che ancora oggi sono rimasti senza sede consolare di riferimento sul proprio territorio e per tutti quelli che sono costretti a pagare 300 euro per poter iniziare una pratica di cittadinanza. Di uno come Porta in Parlamento noi italiani all’estero ne facciamo volentieri a meno.
*Vicesegretario CGIE e Coordinatore MAIE per l’America Latina