Davvero molto felice l’incontro di Joe Biden con Papa Francesco, nel corso del quale si è stagliato, nitido e forte, un connubio spirituale ammirevole che fa pensare all’intento di voler scrivere una pagina nuova della storia umana.
Due uomini di buona volontà – non si può negare – la cui “voce” non è certamente flebile, ma anzi altisonante, si sono incontrati. Essi parlano lo stesso linguaggio e, pertanto, si comprendono. Non vi è solo ammirazione da parte di Joe Biden, vi è la stessa fede.
Joe Biden e Papa Francesco sono consapevoli del fatto che la pandemia ha piegato l’intero universo ed ha acuito i drammi umanitari. Ad essi non sfugge certamente che la povertà materiale e la povertà morale hanno dimostrato di essere l’una figlia dell’altra. Comprendono, con cuore aperto ed amoroso, che l’umanità errante cerca la sua casa e non la trova, che i popoli in fuga cercano territori che li accolgano ed anelano alla conquista della dignità negata loro da chi non ha saputo renderli cittadini, ma solo apolidi, senza la tutela dei loro diritti civili ed umani.
Joe Biden e Papa Francesco hanno testimoniato, condividendo ben determinati progetti, che bisogna aprire il proprio cuore per governare tanta miseria e degrado. Entrambi dimostrano di essere consapevoli della necessità di ricostruire gli argini di un’umanità errante, sgretolata e, perciò, sofferente e spaventata.
Entrambi sanno che occorre porsi subito all’opera e che, per farlo, occorre essere pacificatori, ossia unire e creare armonia. Lo dice chiaramente Joe Biden a Papa Francesco: “Sei il più grande guerriero per la pace mai incontrato”.
E’, difatti, la pace la condizione imprescindibile perché si ponga in essere la ricostruzione, la creazione di nuovi spazi partecipativi, di nuovo benessere, di nuovo sviluppo, in seguito alla tragica devastazione scaturita dalla pandemia.
Il loro incontro ed i temi trattati e condivisi pongono in luce il desiderio di far convivere il piano materiale della vita con il piano spirituale, perché non viva un uomo “a metà”, come spesso è avvenuto finora, soprattutto nell’ambito della vita economica, sociale e politica.
Ed ecco che il presidente americano e il Santo Padre parlano della difesa dei diritti umani, della difesa dei diritti di chi fugge dalla propria patria perché inospitale, dell’assistenza ai migranti ed ai rifugiati. E’ chiaro l’intento di far vivere la politica dell’armonia per risanare il tessuto socio- politico. La vita politica e la fede cristiana, nell’incontro in Vaticano, sono posti l’una di fronte all’altra, di fronte all’urgenza di dare risposte al grido di dolore dell’umanità ferita. L’alba chiara di un mattino nuovo potrà delinearsi sulla scena della storia, sicché coloro che non hanno avuto voce potranno parlare anch’essi il linguaggio della vita.
Parlare il linguaggio della vita significa difendere il valore dell’essere umano, i suoi diritti ineludibili, significa accoglierlo per offrirgli una dimora dignitosa, perché egli sia soggetto e non oggetto. Ed è vero che i due uomini di buona volontà, entrambi innamorati di Dio, hanno espresso intenti ben precisi, che denotano una missione condivisa, di stampo fortemente umanitario, che fa convivere impegno politico ed impegno cristiano.
I volti sorridenti di Joe Biden e di Papa Francesco sono forieri di un messaggio di speranza per l’umanità ferita ed errante. Tale messaggio non vi è dubbio che ratifichi, in modo inequivocabile, la centralità inconfutabile dell’essere umano.