I numeri dei lavoratori frontalieri valdostani che si spostano in Svizzera – dove c’è la terza comunità italiana al mondo e la confederazione è l’unico paese che ha l’italiano come lingua ufficiale – sono piccoli, ma la dinamica preoccupa il tessuto sociale e produttivo della regione.
“È vero, non abbiamo i numeri delle aree di confine in Lombardia o nell’alto Piemonte, ma quello che colpisce è la crescita esponenziale del fenomeno negli ultimi anni. Notiamo un’esplosione nel tempo ed è bene occuparsene in modo tempestivo” afferma Luciano Caveri, assessore regionale agli Affari europei, Innovazione, Pnrr e Politiche nazionali per la montagna dalle pagine de Il Sole 24 Ore.
Nel corso di un recente convegno sul tema, organizzato dal Consiglio regionale Unipol, è stato reso noto che i valdostani che lavorano in Svizzera sono circa 1.700. Il flusso riguarda in particolare il settore sanitario, ma non solo: sono coinvolti anche l’edilizia, la ristorazione, l’ambito turistico e quello artigianale.