L’edizione milanese de Il Giorno in edicola, si occupa anche di frontalieri al tempo del Covid19.
“Lavorano in Svizzera – scrive il quotidiano – ma abitano a Milano o nell’hinterland dove, pur in una delle zone più care d’Italia, il costo della vita è inferiore. La fuga è proseguita anche con l’emergenza Covid, con la stima di circa seimila frontalieri di vari settori che vivono tra la Città metropolitana e la Brianza”.
“Fino al 2006 erano zero, perché il lavoro in Svizzera era consentito solo agli italiani residenti nelle province di confine, con Varese e Como in testa. Dallo sblocco del 2006 è iniziata nel Milanese una fuga di cervelli più che di braccia, con la Svizzera che anno dopo anno attira sempre più personale qualificato per ospedali, cliniche, strutture assistenziali e aziende.
Il numero di frontalieri lombardi, secondo i i dati dell’istituto di statistica ticinese (Ustat), è cresciuto anche nell’anno segnato dall’emergenza Covid, con un +1.1 nel terzo trimestre del 2020. Una crescita sopra la media nel settore della sanità e dell’assistenza sociale (+2.3% su base annua), che si traduce nella fuga di medici, infermieri e operatori socio sanitari da una regione che con la pandemia è alla perenne ricerca di queste figure professionali, reclutate in altre zone d’Italia”.