Cambiare l’Europa per salvare la Francia. E’ questo il messaggio che Nicolas Sarkozy ha lanciato nel corso del suo discorso di domenica a Villepinte davanti a 80 mila sostenitori, tra cui nomi celebri dello spettacolo come Gerard Depardieu, Emmanuelle Seigner, Christian Clavier, Enrico Macias. L’Europa deve cambiare per proteggere il lavoro, la protezione sociale, l’industria di tutti i popoli europei che sono uniti da un destino comune. Con tono drammatico ha avvertito: «se nulla cambia, i popoli d’Europa non potranno più sopportare a lungo le conseguenze d’un laissez-faire devastante». «Il libero scambio sì! La concorrenza sleale, no!», ha proclamato sotto gli applausi dei suoi sostenitori. Pur respingendo il protezionismo, Sarkozy fa notare che l’Europa «ha aperto tutti i suoi mercati pubblici, quando altri grandi Paesi non ne hanno aperto alcuno». E citando il Buy American Act del 1933 (che prevede che i lavori pubblici finanziati dallo Stato siano effettuati da società americane) si chiede: «perché l’Europa dovrebbe interdirsi ciò che gli Stati Uniti, il paese più liberale del mondo, si concedono per difendere le loro imprese?».
Da qui la proposta di un «Buy European Act»: ad aprofittare del denaro pubblico della comunità europea devono essere quelle imprese che avranno scelto di produrre e di fabbricare in Europa, a prescindere dalla loro nazionalità.
Parallelamente, Sarkozy ha promesso che, in caso di rielezione, chiederà ai partner europei che le piccole e medie imprese abbiano diritto ad una percentuale dei mercati pubblici europei.
L’Europa deve essere politica e proteggere i suoi cittadini contro «una concorrenza selvaggia, senza regole, senza limiti, senza equità, che trascina tutti verso il basso. In questa ottica – ha insistito Sarkozy – la tecnocrazia non può più essere la sola a decidere».
I destini della Francia si giocano allo stesso tempo all’interno e all’esterno, poiché tra la scena mondiale, la scena europea, la scena nazionale non c’é più alcuna separazione. Il presidente francese riaffermando la sua fede in un’Europa protettrice ammonisce tuttavia che «se vogliamo difendere il nostro modello di civilizzazione, se pensiamo che la felicità in Europa sia un’idea sempre d’attualità, allora bisogna che l’Europa non sia una minaccia, ma una protezione».
Per Sarkozy il sistema di Schengen va profondamente rivisto e, facendo allusione alla fragilità della frontiera greco-turca, ha rivendicato il diritto per ogni Stato di poter proteggere le proprie frontiere nazionali in caso di assenza di una frontiera europea efficace. Sarkozy vuole ottenere la rinegoziazione degli accordi di Schengen ed una maggiore protezione per le imprese europee e minaccia che se dovesse constatare che, nei prossimi dodici mesi, nessun progresso reale sarà stato fatto in queste direzioni, allora la Francia si assumerà la responsabilità di agire in maniera unilaterale.
Discussione su questo articolo