La depenalizzazione della cannabis avvelena il governo del presidente francese, Francois Hollande, dopo la tempesta di polemiche sulle dichiarazioni del ministro dell’Educazione, Vincent Peillon, che ieri si e’ detto favorevole all’apertura di un dibattito sull’argomento. L’ opposizione parte all’attacco e accusa l’esecutivo di ‘dilettantismo’. Tutto ha inizio ieri sera, quando in occasione di una tavola rotonda, Peillon si dice a favore dell’apertura di un confronto sulla depenalizzazione della cannabis. ‘A volte – aggiunge il ministro – sono molto sorpreso per l’aspetto un po’ ritardatario della Francia su un tema che per me e’ di grande importanza’. Un’uscita che proprio non piace al premier, Jean Marc-Ayrault, che oggi ha voluto parlare con Peillon per ricordare la contrarieta’ di Hollande a un tale provvedimento.
‘Il primo ministro Ayrault e il ministro Peillon si sono parlati al telefono questa mattina. Non ci sara’ alcuna depenalizzazione della cannabis’, ha assicurato il servizio stampa del governo. ‘I ministri devono concentrarsi sui loro compiti’, ha poi ammonito Ayrault, nel corso di una missione in provincia. ‘Quando sono alla radio o in tv – ha avvertito – devono difendere sia la politica del loro ministero sia la politica del governo, nient’altro’. Oltre all’ira del premier, le parole di Peillon hanno scatenato un vespaio di polemiche, sia nella maggioranza (con una parte della gauche favorevole, a partire da alcuni ecologisti) sia nell’opposizione, che ha attaccato duramente l’esecutivo, chiedendo le dimissioni di Peillon. Entrambi i candidati alla presidenza dell’Ump, il partito di centrodestra all’opposizione, Francois Fillon e Jean-Francois Cope’, hanno inoltre puntato il dito contro il ‘dilettantismo’ di cui sta dando prova l’esecutivo.
Un tema sollevato la scorsa settimana anche dall’ex ministra di Sarkozy Nathalie Kosciusko-Morizet, secondo cui la presidenza di Hollande ‘e’ un regno di dilettanti deboli e tristi’. Cinque mesi dopo l’arrivo al potere di Hollande, solo il 41% approva la sua azione, contro il 47% un mese fa, il 56% a luglio e il 63% a giugno. Molti si interrogano sulla reale capacita’ del presidente di far fronte all’attuale crisi economica e sociale, in un Paese in cui si vanno moltiplicando i tagli aziendali e in cui il necessario rigore di bilancio sta pesando sempre di piu’ su famiglie ed imprese. E le misure per rilanciare la competitivita’ tardano ad arrivare.
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