Terrorizzati dalla nuova aliquota al 75% per i redditi superiori a 1 milione di euro, i mega-milionari francesi hanno messo in guardia il governo di Parigi sugli effetti di questa tassa. Un’azione che sembra gia’ dare i primi frutti. Secondo informazioni raccolte dal sito on-line del quotidiano Le Figaro, infatti,il presidente Francois Hollande sembrerebbe disposto ad una parziale retromarcia: per le coppie, con o senza figli, questa tassazione si applichera’ solo ai redditi (derivanti unicamente dal lavoro) superiori ai 2 milioni di euro. E anche i guadagni straordinari di sportivi ed artisti dovrebbero essere risparmiati. Insomma, se la notizia del Figaro dovesse essere confermata, uno dei cavalli di battaglia di Hollande durante la sua lunga campagna elettorale della scorsa primavera – tra le misure piu’ discusse in questi mesi in Francia – si applichera’ solo a una manciata di francesi. Per settimane, il gotha dell’imprenditoria d’oltralpe ha esercitato dure pressioni sul capo dell’Eliseo affinche’ facesse marcia indietro. Ieri, lo stesso Bernard Arnault, amministratore delegato di LVMH, numero uno mondiale del lusso si e’ recato dal premier Jean-Marc Ayrault proprio per illustrare al capo del governo quelli che a suo avviso sarebbero gli effetti nefasti di una tassa al 75% sui redditi superiori a 1 milione di euro.
Gia’ lo scorso 23 agosto, nel corso di una colazione di lavoro all’Eliseo, altri dodici imprenditori del CAC 40, l’indice borsistico che raccoglie le prime quaranta aziende transalpine, avevano criticato duramente il progetto. Mentre decine di opinionisti e commentatori evocavano il rischio di una massiccia fuga dalla Francia. Ad esprimere le sue perplessita’, ci si e’ messo pure il Consiglio costituzionale, secondo cui la tassa deve mantenere un carattere eccezionale, di un anno al massimo, o diventerebbe un provvedimento confiscatorio e quindi contrario ai principi della carta fondamentale. Lo scorso giugno, anche il premier britannico, David Cameron, scateno’ una mezza crisi diplomatica con il governo di Parigi, dicendo che era pronto a ‘srotolare il tappeto rosso alle aziende francesi’ in cerca di un fisco meno oneroso. L’appuntamento di ieri tra Arnault e il primo ministro Ayrault, e’ intervenuto dopo che il giorno prima il settimanale ‘La Lettre de l’Expansion’ ha rivelato che LVMH sta organizzando la ‘fuga’ dalla Francia di un gruppo di manager di primo piano.
‘Dalla scorsa primavera, LVMH prepara la delocalizzazione di un battaglione di almeno 200 manager a New York sulla scia di grandi dirigenti del gruppo. Essi rifiutano di vedere decurtati i loro salari dalla tassazione sui redditi superiori a 1 milione di euro’, scriveva il settimanale. Anche se una fonte vicina al gruppo assicura che si tratta di una ‘voce completamente infondata’. Anche PPR, un altro gigante del lusso (Gucci, Yves Saint Laurent…) sarebbe oggetto di voci, secondo l’Economist del 23 giugno, su una eventuale delocalizzazione a Londra del suo comitato esecutivo. Alla luce degli ultimi sviluppi, le voci su una fuga massiccia di manager sembrano essere soprattutto uno strumento per cercare di fare indietreggiare il governo nei confronti della super-aliquota. Mentre tutti gli esperti di moda sono concordi nel dire che per i direttori artistici delle grandi firme sara’ molto piu’ facile evitare la mannaia del 75% esiliandosi fuori dalla Francia. Per il momento, solo Phoebe Philo, firma da Londra le collezioni di Chloe’. Mentre Marc Jacobs, storico designer di Louis Vuitton, lavora da anni tra Parigi e New York, dove ha la sua propria griffe. Tutti gli altri grandi stilisti del gruppo LVMH sono basati a Parigi. Per i single milionari che vogliono restare, il consiglio e’ di trovare al piu’ presto una seconda meta’.
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