Benvenuti nel Paese tutto rosa: maggioranza assoluta in Parlamento, stragrande preponderanza di sindaci e Consigli regionali, il potere e’ tutto nelle mani del Partito socialista di Francois Hollande, una posizione quasi anomala per il presidente ‘normale’. Il difficile, per il capo dello Stato, viene adesso, su questo punto gli analisti sono unanimi. Per Le Monde, la responsabilita’ sulle spalle di Hollande e’ ‘immensa’.
Per certi versi, le leve del potere in Francia sono concentrate nelle mani di un uomo solo ancora piu’ di quando divento’ presidente Francois Mitterrand, nel 1981. Hollande e’ volato al G20 in Messico, poi mercoledi’ sara’ uno dei pochi capi di Stato presenti a Rio per la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile. Quindi, giovedi’ la formalita’ di un rimpasto governativo che di fatto non ci sara’, cosi’ come e’ stato oggi per le dimissioni del premier Jean-Marc Ayrault, subito riconfermato a palazzo Matignon. Nel mare rosa ben rappresentato nelle poltrone di governo, ci sono strapuntini soltanto per i Verdi e per i radicali. Fino a stamattina perdurava l’interrogativo di un possibile ingresso dei comunisti, poi ci ha pensato il segretario nazionale Pierre Laurent a tagliare corto: ‘Non ci sono le condizioni per un ingresso dei comunisti al governo’, dal momento che il Pcf chiedeva cambiamenti sostanziali della linea di Hollande.
Discorso chiuso, quindi, e il rimpasto si limitera’ a qualche aggiustatina ai portafogli, probabilmente quelli della Salute, del Commercio estero e della Formazione professionale.
Poi si partira’ sul serio, tenendo conto di due debolezze strutturali della corazzata rosa: l’impossibilita’ di riformare da soli la Costituzione – non avendo il Ps e alleati una maggioranza dei tre quinti – e il segnale di scollamento dalla politica inviato dal voto di ieri, un’astensione record (il 44%, un po’ meno di un francese su due, non ha votato). Un quotidiano vicino, molto vicino alla gauche, come Liberation, avverte proprio oggi, il giorno del trionfo, che sulle intenzioni di una sinistra ‘piu’ che egemone, che dispone assolutamente di tutti i poteri’ c’e’ il piu’ fitto ‘mistero’. Cosa ne fara’, la rosa nel pugno, di tutto questo potere?
I famosi 100 giorni, quelli che dovrebbero dettare la linea, cominceranno a inizio luglio, quando Ayrault si presentera’ in Parlamento (naufragata l’ipotesi Segolene Royal, alla presidenza si e’ candidato oggi Jean Glavany) per la dichiarazione del programma e la fiducia al governo. Il Parlamento lavorera’ sodo fino al 2 agosto e diversi testi sono gia’ in attesa di esame, quello di una nuova legge sulle molestie sessuali ma soprattutto una finanziaria bis per ‘correggere gli errori di chi ci ha preceduto’, annuncia con poca fantasia Ayrault. E’ fin d’ora chiaro a tutti che Hollande, al di la’ dei temi di societa’, della scuola con piu’ o meno vacanze o del voto agli stranieri, e’ atteso al varco della crisi e del confronto con l’Europa. Un’Europa di governi conservatori con un nucleo socialdemocratico francese nel centro. E quindi, ecco il diario bollente di Hollande e Ayrault, quello con gli appuntamenti veri: decidere di quanto rivedere le previsioni di crescita 2012 e 2013, un’operazione delicatissima dalla quale derivera’ il livello di imposte necessarie per riportare il deficit pubblico al 3% del Pil; come mantenere l’impegno di rivedere il salario minimo senza gravare troppo sulle finanze ma provando a non scontentare nessuno; intervenire, come promesso, sulle imprese che licenziano nonostante facciano profitti, sull’industria automobilistica che va alla deriva, compensare le 12.000 assunzioni che si faranno nel 2013 nel settore della scuola con tagli in altri settori pubblici, e molto altro. Per il governo, il difficile viene adesso. E per chi ha in mano tutte le leve del potere, non ci saranno sconti.
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