I militanti dell’Ump hanno ritrovato l’entusiasmo dopo il meeting di Villepinte dove Sarkozy ha riunito 80 mila persone, rilanciando una campagna elettorale che sembrava compromessa.
Lunedì sera il Presidente francese era ospite dell’importante trasmissione di Tf1 «Parola di candidato» mentre circa duecento giovani dell’equipe web dell’Ump si erano dati appuntamento davanti agli schermi televisivi nella sala riunioni del partito.
Alle 22.45 Jérome Lavrilleux, direttore di campagna, fa irruzione in sala, prende il microfono ed annuncia i risultati di un sondaggio dell’istituto Ifop, che dà per la prima volta Sarkozy in testa al primo turno, mentre per il secondo turno il favorito resta François Hollande.
Alle esplosioni di gioia segue immediatamente un bombardamento di messaggi su Twitter e Facebook. Jean-François Copé invita tuttavia a mantenere sangue freddo e nervi saldi perché «i sondaggi troppo negativi hanno il potere di demoralizzare, quelli troppo positivi di anestetizzare».
La rimonta di Sarkozy non ha sorpreso Patrick Buisson, specialista di studi di opinione, che, in una lunga intervista a «Le Monde», si dice certo della vittoria di Sarkozy e prevede per Hollande un risultato al secondo turno inferiore a quello di Segolene Royale nel 2007. Su cosa si basa una tale previsione? Innanzi tutto sul fatto che i sondaggi si basano su un’ ipotesi tutta da verificare e cioé che, al secondo turno, la metà degli elettori di Marine Le Pen non andrebbe a votare, così come un terzo degli elettori centristi di Bayrou. I sondaggisti prevedono un calo di affluenza alle urne al secondo turno rispetto al primo, con tassi record di astensione. E questo favorirebbe Hollande che potrebbe contare sulla mobilitazione degli elettori di sinistra e di centro-sinistra. Questa ipotesi lascia perplesso Buisson che fa notare che, dal 1965 ad oggi, non c’é stato un solo scrutinio in cui l’affluenza al secondo turno sia stata inferiore al primo. Inoltre non bisogna dimenticare che, all’indomani delle primarie socialiste, i principali istituti di ricerca Ifop e Ipsos davano il candidato socialista al 39% al primo turno: ora avrebbe perso dodici punti.
Buisson fa notare che Hollande si trova oggi nelle stesse condizioni di Segolene Royale nel 2007 e la discesa rischia di proseguire. Il candidato socialista pare troppo incerto e mostra una grande insicurezza sui temi dell’Europa che sono la sua spina nel fianco. La signora Merkel, Mario Monti, ed altri leader europei hanno rifiutato di incontrarlo per aver minacciato, in caso di vittoria, di voler rivedere il patto di stabilità, mentre gli stessi socialisti europei sono rimasti molto sorpresi dell’astensione del Ps all’Assemblée Nationale sul meccanismo europeo di stabilità (Mes).
Anche l’editorialista de «Le Figaro» Yves Thréad si dice convinto che la campagna elettorale proporrà scenari nuovi ed inediti ed accredita l’immagine di un Sarkozy «Presidente protettore» ed «avvocato dell’Europa». La proposta di privilegiare le imprese europee per i mercati pubblici finanziati dalla Comunià europea sull’esempio del «Buy American Act», di rivedere il trattato di Schengen per proteggere meglio le frontiere dell’Europa ed il rifiuto di ogni forma di comunitarismo con il recente intervento di François Fillon sulla macellazione rituale, avranno, secondo Buisson e Thréad, il potere di riavvicinare l’elettorato popolare a Nicolas Sarkozy.
A rafforzare ulteriormente queste tesi é giunta lunedì sera un’altra proposta choc del candidato Presidente: una tassa contro gli esuli fiscali. Replicando ad Hollande che ha proposto di tassare al 75% i redditi superiori al milione di euro, Sarkozy ha annunciato che proporrà, sull’esempio americano, la creazione di un’imposta legata alla nazionalità. Tutti gli esuli fiscali, cioé quelle persone che hanno trasferito la residenza, con il solo scopo di evitare il fisco francese, dovranno dichiarare all’amministrazione francese l’ammontare delle tasse pagate all’estero. Se é inferiore a quello che avrebbero pagato in Francia, saranno tenuti a pagare la differenza. Senza citarli espressamente, l’allusione era rivolta ai tre paesi in cui si rifugia la maggior parte degli esuli fiscali francesi; il Lussemburgo, la Svizzera e il Belgio.
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