Non abbassare la guardia rispetto al razzismo, all’antisemitismo e a tutte le forme di fanatismo: questo lo scopo del sito memoriale del Camp des Milles, uno dei campi di internamento e deportazione piu’ importanti di Francia durante la Seconda guerra Mondiale, da cui partivano i treni per Auschwitz, che dopo 40 anni di oblio riapre finalmente al pubblico. ‘La lotta contro il razzismo e l’antisemitismo e’ una priorita’ del mio governo’, ha assicurato il premier, Jean Marc-Ayrault, che oggi – insieme ad altri 7 ministri – ha inaugurato ufficialmente la riapertura di questo campo della memoria, rimasto perfettamente intatto. Ayrault ha anche annunciato un ‘piano d’azione’ contro l’antisemitismo e il razzismo, che verra’ presentato nelle prossime settimane dalle autorita’ di Parigi. Quanto alla cronaca piu’ recente, si e’ detto ‘scioccato’ per il libro dello scrittore francese Richard Millet, che ha pubblicato un ‘elogio letterario’ del killer norvegese Anders Breivik, con tesi vicine all’estrema destra.
Dal 1939 al 1943, in questa ex-fabbrica di tegole persa nel mezzo della campagna francese, non lontano da Aix-en-Provence, sono state internate oltre 10.000 persone, di 27 diverse nazionalita’, in condizioni inumane. ‘Qui comincia Auschwitz’, ha spiegato all’ANSA Alain Chouraqui, presidente della Fondazione del Camp des Milles: memoria e educazione, che fino all’ultimo ha portato avanti la lotta trentennale per aprire al pubblico questo luogo, di una superficie di 7 ettari, di cui 15.000 metri quadrati edificati. ‘Questo – aggiunge – e’ l’unico campo francese di internamento e deportazione ancora intatto’. Tre drammatiche fasi scandiscono la storia del sito: la prima comincia nel 1939, agli albori della Seconda guerra mondiale, quando l’allora governo di Parigi, sotto la Terza Repubblica, prende la decisione di internare tra le sue spesse mura i fuoriusciti del Reich, molti dei quali avevano lasciato la Germania proprio in quanto contrari al nazismo, ma che vennero drammaticamente scambiati per nemici. La seconda fase si apre nel 1940, con la sconfitta francese e la firma dell’armistizio.
A partire da luglio, la Francia collaborazionista di Vichy lancia a pieno regime il campo dell’orrore, rinchiudendo al suo interno 3.500 persone, principalmente ebrei e antifascisti provenienti dalle Brigate internazionali di Spagna, in preda alle epidemie e alla fame. Dall’agosto al settembre 1942 il campo – ancora oggi in prossimita’ di una linea ferroviaria – diventa l’anticamera verso i campi della morte di migliaia e migliaia di ebrei – uomini, donne, bambini – inviati ad Auschwitz e Birkenau, passando per altri due campi francesi: Drancy e Rivesaltes. Non ci fu pieta’ neanche per un centinaio di bambini ebrei mandati a morire nei forni. ‘Una tragedia – precisa Chouraqui – che si produce prima dell’Occupazione tedesca della zona sud della Francia (11 novembre 1942) e che e’ quindi da attribuire alla sola volonta’ criminale della Francia di Vichy’.
Una caratteristica essenziale del Camp des Milles risiede anche nella ricchezza e nella diversita’ della produzione artistica che e’ stata realizzata – soprattutto nella prima fase, tra il 1939 e il 1940 – al suo interno dagli stessi prigionieri, nonostante le privazioni e le sofferenze. Numerosi artisti, soprattutto tedeschi ed austriaci che avevano lasciato il Reich perche’ opposti al nazifascismo, sono stati internati qui dentro. Tra i piu’ illustri, pittori e disegnatori come Max Ernst e Hans Bellmer. A dir poco commoventi sono gli affreschi nel refettorio dei guardiani, tra cui ‘Il banchetto delle Nazioni’, attribuito a Karl Bodek, deportato e poi morto ad Auschwitz, nel quale vengono raffigurate sette persone provenienti dai quattro angoli del mondo che mangiano insieme in pace ed armonia. O l’ironica scritta ‘Die katakombe’, dal nome del celebre cabaret berlinese censurato dai nazisti, all’ingresso di un ex-forno per la produzione delle tegole trasformato in spazio comune per gli internati. Il prossimo anno, il Camp des Milles sara’ ufficialmente inserito nel programma di ‘Marsiglia-Provenza 2013 – Capitale europea della Cultura’.
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