Quisqueya. Prima che arrivasse Colombo, velieri cannoni e filibustieri, la Repubblica Dominicana si chiamava così. La abitavano i Tainos, il popolo dei buoni. Gente mite. Facevano l’amore invece della guerra, coltivavano la yuca ed erano maestri di un artigianato di gran pregio.
Vasellame oggetti e idoli di terracotta finissima, in perpetuo contrabbando. Per dire le cose come stanno, Usa, Francia e Italia i più assatanati del saccheggio.
Sembra che i tainos fossero anche belli: longilinei e snelli, gambe ben disegnate, zigomi alti, pelle di seta di un magnifico color cannella. Li governava il cacique, capo carismatico non eletto ma scelto dagli dei.
Insomma, la vita era una pacchia. Poi all’orizzonte sono apparse tre caravelle, è cominciato lo sterminio. Non che sia mancata la resistenza, ma erano frecce e sassi contro pistole cannoni e cani addestrati a sbranare.
In difesa del popolo dei buoni hanno levato gli scudi i migliori eroi del tempo, in testa a tutti Enriquillo e la regina Anacaona, sorella del cacique Bohechio, bellissima e amatissima, passata alla storia per il coraggio indomito. Pero’ anche loro hanno fatto una brutta fine. Sembra che di 230mila individui ne siano rimasti 600 in poco più di 20 anni.
Ma il tempo passa e le cose cambiano. Quesqueya è diventata la Repubblica Dominicana. La governa un presidente eletto, Pil intorno al sei per cento, peso stabile. La lingua arawak ha lasciato il posto al castigliano, morbida variante dello spagnolo bene. E’ rimasta la pelle di seta color cannella che quando si abbronza va verso il cacao, e’ arrivato il merengue e la bachata.
Il cielo è sempre più blu, il mare di smeraldo, i sargassi continuano imperterriti a invadere le coste con l’aiuto della risacca, il woodoo imperversa ancora tra la canna da zucchero. Dove ancora adesso è meglio non perdersi.
Poi c’e’ la playa. La piu amata e’ quella del Bavaro, leader del Caribe, quaranta chilometri di sabbia fine come la cipria, che della cipria ha anche il colore, un crema chiaro appena sfumato in rosa, che non abbaglia e rispetta la pelle.
Per il resto i bisnipoti del popolo dei buoni sono rimasti gente piacevole; allegri e simpatici, grandi ballerini, eterni bambini, sempre innamorati dell’amore. Grandi lavoratori. Accoglienti e solidali, un po’ permalosi e un po’ ladroni, smaliziati e fatalisti. Il loro credo è sempre “Si dios quiere”. E se ne lavano le mani.
Sono anche filosofi e per qualunque cosa fa fede il buon senso. Tanto per dire: qualche anno fa, allo spoglio delle schede elettorali, ci si è resi conto che c’erano più votanti che abitanti. Non e’ volata una mosca, non si e’ mosso un sopracciglio. Conteggio, riunione, discussione, soluzione: dei quattro anni di governo previsti, ne hanno dati due ai viola e due ai rossi e nessuno si è fatto male.
Forme-pensiero da esplorare e chissà, magari da imitare?
Ma a parte gli aspetti filosofici, l’odierna Quisqueya ha tanto altro da offrire alla curiosità del visitatore. Intanto, una buona ospitalità. Poi, citando alla rinfusa: surf wind-surf e kitesurfing (a Cabarete c’e’ una delle migliori scuole del mondo).
Safari per conoscere l’interno del paese (pueblos canna da zucchero e cultura campestre), climbing e canopy, rafting canoa banana-boat e parasailing in laguna, zoo giurassico dove si puo’ nuotare coi delfini, voli panoramici in elicottero per un’idea generica dall’alto, pesca d’altura al marlin blu con i fisherman raccontati da Hemingway, diving e snorkeling fin che si vuole per curiosare tra i coralli, escursioni in laguna in catamaran o col brigantino dei pirati o con le tipiche jole.
E ancora, sedute salutistiche per dimagrire scolpire rigenerare con le centinaia di piante medicinali autoctone esclusive dell’isola, campi da golf cinque stelle disegnati da Jake Niklaus e colleghi, sette parchi naturali (quello degli Haitises comprende la visita guidata ai resti della civilta’ taina e un camminamento tra le radici delle mangrovie giganti), giornate alle isole Saona (mare e stelle marine) e Catalina (sub e snorkeling), visita alla citta’ coloniale di Santo Domingo, tra le meglio conservate dell’America Centrale.
E poi la grande attrazione, vanto di soli due o tre siti nel mondo: il passaggio delle balene alla penisola di Samana’, giornata-emozione che comprende il parco marino degli squali e delle mante.
Gli insonni invece tirano tardi nei molti casino’ e alla disco più grande dei Caraibi, stroboluci fracasso e shows. Covid permettendo. Ma come dicono i saggi, pensare positivo. E se non è per oggi, sarà domani.