Sono rientrate in Italia le maschere liguri che hanno partecipato al Columbus Day di New York sfilando sulla Quinta Strada nella giornata dell’orgoglio italiano nella Grande Mela.
Grande successo per Capitan Spaventa e la moglie-primadonna lsabella Andreini da Genova, Capitan Fracassa e la principessa Del Carretto-Doria da Loano, Re Cicciolin da Savona, la principessa Perseghina e U Cillu da Borghetto Santo Spirito, con il Comune ha aderito anche a livello ufficiale.
Il Centro di Coordinamento Maschere Italiane diretto da Valerio Corradi ha portato a New York, insieme a quelle liguri, oltre novanta maschere da tutta Italia.

Nell’anno della riscoperta delle Radici italiane nel mondo, iniziativa del Ministero degli Esteri con Italea e Italy Discovery, è sembrato importante portare in sfilata la rappresentazione più genuina e popolare delle tradizioni italiane: da Pulcinella ad Arlecchino, da Capitan Spaventa a Re Cicciolin, dal Papà del Gnoco di Verona a Giangurgolo di Catanzaro e a decine di altri personaggi da tutte le regioni.

Giornate intense di preparazione – la sfilata aveva una regìa molto accurata coordinata da Italea e le prove si sono addirittura svolte a Broadway, nel salone da ballo del Marriot Marquise Hotel incastonato tra i teatri più celebri del mondo –, incontri con la comunità italiana a Brooklyn, ma soprattutto l’emozione indescrivibile della parata: sfilare tra i grattacieli di Manhattan, resi iconici da centinaia di film e serie tv, tra due ali di folla che sventolava bandierine italiane e americane, è stata un’esperienza davvero indimenticabile.

Perché, interagendo da vicino con il pubblico, è stato facile intuire le storie di emigrazione portate, ad esempio, da famiglie che a distanza di tre-quattro generazioni dall’arrivo negli Usa non rinunciano a sentirsi, oltre che newyorchesi e americani, anche un po’ – molto – italiane. Tanto da portare i loro figli, anche i più piccoli, a veder sfilare pezzi di storia, di cultura, di folklore e magari anche di musica che raccontano le loro radici.
A New York, poi, un italiano non può sicuramente sentirsi straniero: bastano le migliaia di attività, dal commercio all’industria al settore edilizio, i cui nomi svelano generazioni di imprenditori italiani. E se non bastasse, ecco il fior fiore del made in Italy (Gucci, Ferragamo, Prada e cento altri marchi del gusto e della moda in ogni declinazione) a raccontare una storia di fatica, di talento e di successo. E sono state tante le tv e i siti web attivi nella metropoli che hanno scelto di intervistare le maschere in sfilata, di raccontare le loro storie e trasmettere le loro emozioni.

A proposito di emozioni. In prima fila nella parata – e ben disposte a mettersi in posa con le maschere in trasferta dall’Italia – anche due categorie molto radicate tra i newyorchesi: i poliziotti – esiste addirittura un’associazione degli agenti, dei detective e dei funzionari di origini italiane – e i vigili del fuoco.
Durante la parata, con orgoglio le autopattuglie e le moto bianche e blu della NYPD hanno sfilato espandendo il Tricolore, così come i giganteschi mezzi dei vigili del fuoco, corpo di professionisti ma anche di volontari amatissimo dal popolo di New York anche e soprattutto dopo il sacrificio dell’11 settembre.


Tantissimi, poi gli agenti e i pompieri che sfoggiavano sulle targhette delle loro divise e tute da lavoro cognomi italiani di tutte le provenienze. E accanto a loro tanti altri con nomi anglosassoni o ispanici: magari, chissà, perché mariti o fidanzati delle sorelle dei colleghi, oppure più semplicemente per spirito di corpo e amicizia nel giorno dell’orgoglio tricolore senza dimenticare le stelle e strisce che sventolano sulle strade di casa.
