L’edizione milanese del quotidiano Il Giorno dedica una pagina a un fenomeno che in apparenza non ha legami con la città di Milano. Stiamo parlando della nave scuola italiana Amerigo Vespucci, la novantenne più bella e seducente mai esistita. Solenne eppure elegante, incantevole.
Nella sua lunghissima esistenza – è la terza imbarcazione militare più anziana, dopo il vascello Hms Victory della Royal Navy, varato nel 1765, e la fregata americana Uss Constitution del 1797, entrambe oggi adibite a navi-museo -, questo orgoglio della creatività e della conoscenza ingegneristica italiana ha solcato innumerevoli volte ogni angolo di mare, sempre suscitando entusiasmo.
Milano è più marinara di quanto si possa immaginare: negli anni ’50 la Darsena era al tredicesimo posto nella classifica dei porti italiani per movimento merci e al terzo per tonnellaggio; ai marinai d’Italia è dedicata una delle sue più grandi piazze; ha fatto carte false per avere nel suo museo della scienza un sommergibile come il Toti; all’Idroscalo, il suo piccolo mare, a fine anni ’20 ammaravano gli idrovolanti; furono i suoi imprenditori a fondare nei primi ‘900 la cittadina di Milano Marittima.
Tuttavia, sia pure indiretto, un legame lo abbiamo trovato, e più avanti lo scopriremo. L’Amerigo Vespucci – si legge sempre su Il Giorno – è un veliero a tre alberi a motore di 4 mila tonnellate di stazza lorda, è governato da più di 36 chilometri di cime (le corde), tiene a bordo 14 ufficiali, 72 sottufficiali e 190 sottocapi, e col vento nelle sue 24 vele di 2.600 metri quadri di tela olona naviga a una velocità di 10 nodi (oltre 18 chilometri all’ora).
E il legame della bella novantenne con Milano? È rappresentato dall’ultimo marinaio della sfortunata gemella della Vespucci: il milanese, sia pure nato a Pesaro, Bruno Alexis (1923-2019), imbarcato sulla Colombo come elettricista, che si arrampicava come un gatto sui pennoni e poi avrebbe raccontato ogni avventura alle figlie Stefania e Marilena.