Gianfranco Rotondi, ex ministro del governo Berlusconi, con un articolo per “Il Garantista” analizza la difficile situazione giudiziaria in cui si trova Forza Italia.
“C’è un piano lucido e programmato per sciogliere Forza Italia ope legis come una associazione a delinquere. Dapprincipio era Berlusconi, i suoi processi, le sue inchieste: colpito, affondato. Poi c’è stato un cambio di passo: colpire la struttura portante del centrodestra, le Regioni. Si sono aperte inchieste su fatti noti, deplorevoli e talvolta disgustosi, ma paradossalmente permessi da norme. E rimborsopoli ha portato via Lazio, Piemonte, Abruzzo. La Calabria è stata sciolta tramite una inchiesta sul Presidente. La Campania sopravvive con la maggioranza degli eletti indagati per i rimborsi: un’agonia. La Lombardia fu abbattuta con l’arresto dell’assessore Zambetti accusato di aver trattato voti di ‘ndrangheta; sull’onda della indignazione la Lega sloggiò Formigoni e si prese la Regione, poi si è scoperto che a inguaiare Zambetti non fu uno ‘ndranghetista ma un millantatore incapace di intendere e di volere”.
“Ora – continua Rotondi nel suo articolo – è partita l’operazione ‘un ministro di Berlusconi al giorno’: Scaiola, Galan, Matteoli, Tremonti, schizzi persino per Brunetta e Gianni Letta. I ministri di Berlusconi uno per uno vengono crocifissi da reati commessi o anche no, ma conta poco: la gogna mediatica è assicurata per indagati e sospettati e con essa il teorema che quelli di Berlusconi erano governi del malaffare".
"Forza Italia non reagisce: si interroga se sia meglio chiamarsi Forza Italia o cambiare nome, se siano preferibili i congressi o le primarie", è la critica che Rotondi fa al suo partito: "Forza Italia deve dire che è scandaloso che i politici rubino, ci mancherebbe altro. Ma ancor più scandaloso è che pezzi di stato impegnino risorse non già per perseguire i reati bensì per ricercarli e forzarli con azioni che non sfiorano ma centrano in pieno i concetti di spionaggio e dossieraggio. Paradossalmente ho fiducia nella magistratura: è ad essa che dobbiamo rivolgerci in modo forte e documentato perché si allarghi l’inchiesta già coraggiosamente aperta dalla procura di Roma sul complotto del 2011. C’è una stragrande maggioranza di giudici autonomi e fedeli alle istituzioni democratiche. Saranno loro a difenderci. Ma dobbiamo avere coraggio. Fin qui non ne abbiamo avuto molto".
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