Forza Italia in bolletta. Il partito di Silvio Berlusconi è ancora alle prese con il problema delle risorse finanziarie. L’uomo di Arcore si è stancato di continuare a staccare assegni milionari per tappare i buchi della sua creatura politica. La situazione è davvero difficile: casse in rosso, licenziamento collettivo per i dipendenti del partito, sede nazionale di San Lorenzo in Lucina dismessa a partire dal 31 gennaio. Servono soldi urgentemente.
Secondo l’ultimo bilancio, quello relativo all’esercizio finanziario 2014, Fi presenterebbe oltre 90 milioni di euro di debiti già maturati verso le banche e tutti garantiti da fidejussioni bancarie personali del’ex premier, più un passivo superiore ai 5 milioni di euro per servizi (tra cui fornitori, sedi e utenze). Grazie all’ex premier gli oneri bancari sono stati azzerati, ma nonostante il suo soccorso, il disavanzo complessivo è aumentato, passando da 83.548.735 euro del 2013 all’attuale cifra di 95.430.062 euro.
Le amministrative sono dietro l’angolo. Tanto per fare un esempio, secondo fonti parlamentari azzurre una campagna elettorale vincente per una grande città come Roma verrebbe valutata almeno un milione di euro (il top sarebbe arrivare a 2 milioni), tutto compreso: dai volantini ai gadget, dalle cene ai comitati elettorali, sede inclusa; dai manifesti ai comizi, considerando anche le manifestazioni in piazza di ‘chiusura’ e ‘apertura’ con i leader; dal battage mediatico in tv e sul web, agli spot nei cinema, ora di gran moda, ai sondaggi per sondare l’elettorato alla vigilia del voto. Una forte propaganda on line, con massiccia presenza sui social network, e le cene di fundraising, aiutano ma non bastano. Serve il ‘cash’. E questo discorso vale per gli aspiranti sindaco e consiglieri comunali.
Chi in questi anni per Forza italia ha organizzato le campagna elettorali avrebbe preventivato, visto l’austerity imposta dai tagli legati al finanziamento pubblico e dai ‘tetti’ previsti dalla nuova legge, una spesa complessiva di circa 3 milioni di euro per organizzare un ‘fuoco di fila elettorale’ di prim’ordine a sostegno dei candidati-sindaco nelle tre città chiave di Roma, Milano e Napoli. Ora bisognerà vedere se Berlusconi aprirà i rubinetti come ai vecchi tempi e chi il centrodestra schiererà nei Comuni-chiave per sfidare al ballottaggio Pd-M5S. La nuova legge sul finanziamento dei partiti, infatti, vieta che si possa finanziare un singolo movimento politico con più di 100.000 euro all’anno. Non a caso, da mesi il Cav va ripetendo che con questa normativa ora vigente, oltre ad aver posto fine al finanziamento pubblico, gli hanno impedito di continuare a sostenere Forza italia.
Berlusconi intanto continua a prendere tempo: per la corsa a palazzo Marino attende la performance di Giuseppe Sala alle primarie del centrosinistra, mentre a Roma aspetta che la presidente di Fdi sciolga la riserva sulla sua candidatura. Stesso discorso per Bologna, dove resta l’incognita Lega, che punta su Lucia Borgonzoni. Per Napoli, non dovrebbero esserci problemi di sorta sull’imprenditore Gianni Lettieri.
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