La caduta del Governo ha causato uno scossone dentro Forza Italia. I ministri forzisti Renato Brunetta e Maria Stella Gelmini hanno lasciato il partito, colpevole ai loro occhi di avere lasciato la maggioranza. Forza Italia non ha votato la fiducia al Governo. Anche il senatore Andrea Cangini ha lasciato il partito per lo stesso motivo. Lo stesso discorso vale anche per la ministra Mara Carfagna. In realtà, quello che è accaduto ora sarebbe potuto accadere nel 2023, se la legislatura fosse finita nella sua regolare scadenza. Ergo, i ministri Brunetta e Gelmini e quelli che in Forza Italia la pensano come loro già da tempo avevano in mente di lasciare la coalizione di centrodestra per poter fare un polo centrista, magari con il premier Mario Draghi. Inoltre, le differenze tra governisti e anti-governisti erano oramai palesi.
Anche il caso del deputato Elio Vito, che è stato innescato dal caso delle elezioni amministrative a Lucca, può essere visto in quest’ottica. Uno degli ingredienti di una guerra è il casus belli, ossia quel fatto che la innesca. Nel caso dei ministri forzisti e del senatore Cangini il non voto alla fiducia al Governo è stato il casus belli, ma si sarebbe potuta trovare un’altra situazione nella quale questo strappo si sarebbe potuto consumare.
Forza Italia è un partito in disfacimento. Esso è lacerato al suo interno ed è diviso tra chi guarda al centro e che occhieggia anche a sinistra e chi vuole restare nel centrodestra in alleanza con la Lega e Fratelli d’Italia. Come vi sono state le defezioni dei governisti Brunetta e Gelmini, vi sono stati anche dei movimenti in uscita a destra, verso Fratelli d’Italia. L’esempio più paradigmatico è quello del senatore Lucio Malan, il quale è passato al partito di Giorgia Meloni. Questo è il dato di fatto. Ci saranno altre defezioni di esponenti di quel partito. Oramai, la crisi del Governo ha accelerato questo processo.