Silvio Berlusconi torna a dirigere in prima persona Forza Italia, a quaranta giorni dall’intervento a cuore aperto all’ospedale san Raffaele durante i quali non ha mai smesso di informarsi e informare sulle cose della politica, malcelando disappunto e malumore per battibecchi e guerre intestine che hanno caratterizzato la vita interna di Forza Italia dalla sconfitta alle amministrative.
Rincuorato anche dal voto del Senato a suo favore contro l’uso processuale nel Ruby ter delle intercettazioni fra lui e le Olgettine, l’ex premier ha convocato a pranzo ad Arcore tutto lo stato maggiore di Forza Italia insieme a Gianni Letta. Un ritorno all’esercizio diretto di leadership senza più filtri intermedi che non a caso è stato fissato all’indomani dell’intervista con lui concordata in cui Stefano Parisi, candidato sconfitto ma unitario del centrodestra a Milano, si è schierato pubblicamente per il No al referendum sulla riforma costituzionale del Governo Renzi approvata dal Parlamento e si è proposto come federatore di un nuovo centrodestra 2.0.
Annunciando per settembre una kermesse che sarà aperta a tutte le componenti della diaspora di quel Pdl nato su un predellino che Berlusconi e Parisi ora vogliono rinnovare e rifondare per tornare a governare il Paese. Ma che vuole al contempo essere una prima platea politica pubblica per forze e volti nuovi provenienti della società civile.
E’ infatti soprattutto al futuro prossimo del centrodestra, più che a Forza Italia, che Berlusconi in questi 40 giorni ha pensato, in vista di elezioni politiche che in sempre meno credono si terranno a scadenza naturale nel 2018. Ed è per questo che Berlusconi non sembra intenzionato a dare troppo spazio nè ascolto alla freddezza e al fastidio con cui molti colonnelli azzurri, Giovanni Toti e Paolo Romani in testa, hanno accolto la sortita di Parisi. Di cui invece al vertice di Arcore Berlusconi vuole rivendicare la paternità e benedire, consacrandola come strada per il centrodestra per tornare a vincere.
Berlusconi ha stima di Parisi e intende sostenerlo lealmente. Quello che gli sta a cuore è la necessità di riprendere un percorso comune nel centrodestra che lo riporti a governare il Paese. Un percorso a cui l’unità ritrovata con Salvini e Meloni almeno sul no al referendum costituzionale può dare un contributo prezioso. Se anche i leader di Lega e Fratelli d’Italia hanno prontamente chiuso le porte in faccia a Parisi, Berlusconi li considera tutt’altro che persi.
"Se al referendum vincerà il no a fine anno si aprirà una stagione diversa per tutti", ha ripetuto l’ex Cav ancora questa mattina, a chi lo ha sondato sulle reazioni suscitate dalla sortita di Parisi. In quei tutti c’è anche l’Ncd di Angelino Alfano, unico ex Pdl rimasto nel fronte del sì al referendum. Il ministro dell’Interno non a caso ha dato appuntamento a Parisi a dopo la consultazione popolare sulle riforme, mentre l’Udc di Lorenzo Cesa è già traghettato sul fronte del no alle riforme dopo averle votate in Parlamento.
La collocazione dell’Ncd in autunno dipenderà in gran parte dalla sorte del governo Renzi all’indomani del risultato referendario. Berlusconi lo sa bene. "Ma guai – raccontano abbia ammonito ancora stamani l’ex Cav in direzione non solo Ncd – a rincorrere singole persone e le loro umane ambizioni. A me sta di segnare la strada e non escludere a priori nessuno, adoperandomi anzi per fare il possibile per riaggregare tutti. Ed è chiaro che i volti nuovi disposti a percorrerla sono particolarmente benvenuti". Il primo, ovviamente, è Stefano Parisi, che afferma: “Voglio soltanto dare una mano per ricostruire il centrodestra. In tanti pensano di votare per noi e per un programma di governo. E in tal senso e’ stato fatto un grande lavoro a Milano.
Intanto Angelino Alfano ribadisce: "A settembre costruiremo insieme ad altri un progetto politico nuovo con un gruppo piu’ forte e numeroso. Nel Paese e in Parlamento tante forze liberali e moderate possono unirsi per sostenere quei valori e quei programmi che fin qui solo noi abbiamo rappresentato nel governo. E’ prematuro fare i nomi, ma ancora una volta restera’ deluso chi prevede la nostra fine". Intervistato dal Corriere della Sera rinnova l’appello a Silvio Berlusconi: "Lasci Salvini".
Salvini che dice? “Io sono curioso e ascolto tutti, ma prima vorrei capire se i suoi progetti sono compatibili con i miei. Se quello di Parisi e’ il modello Milano, che e’ poi un modello perdente visto il risultato, e’ evidente che noi non ci stiamo. Se Parisi vuole un centrodestra che a Bruxelles si schiera con la Mekel, noi diciamo no. Se pensa di lanciare a settembre una convention con Casini, Alfano e Passera, no grazie. A me comunque sembra soprattutto una guerra di posizione in Fi".
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