Sul Corriere della Sera il racconto dell’incontro, avvenuto ieri nella sede di San Lorenzo in Lucina, fra Silvio Berlusconi e i parlamentari del partito. Il presidente ha dato la linea al partito e ha fatto appello al cuore dei suoi deputati e senatori chiedendo "ancora" la loro "fiducia". Duro scontro con il senatore cosentiniano Vincenzo D’Anna. "Vai pure con Alfano" avrebbe detto Berlusconi, cui D’Anna avrebbe risposto con un gia’ sentito: "Che fai mi cacci?".
"Le carezze (poche) sono arrivate nel discorso a braccio: ‘Io capisco i vostri dubbi, in parte sono anche i miei. Ma datemi la vostra fiducia, in 20 anni non vi ho mai deluso’. I pugni (tanti) sono i passaggi che Berlusconi legge da un documento che non lascia spazio alle velleita’ dei dissidenti: ‘La riforma si deve votare. E basta con le liti fra di noi, che ci hanno fatto perdere voti. Basta con le dichiarazioni che ci mettono in difficolta’. D’ora in poi, chi lede l’immagine del partito sara’ deferito ai probiviri’. Un Cavaliere cosi’ duro l’avevano visto raramente i suoi parlamentari, riuniti in piazza San Lorenzo in Lucina nella speranza, almeno per molti di loro, che si potesse riaprire il dibattito interrotto due settimane fa. Niente da fare, come da consiglio dei suoi fedelissimi (da Verdini a Romani, da Gasparri a Toti) Berlusconi si e’ limitato ad esporre seccamente e severamente la sua linea e non ha permesso repliche. ‘Era gia’ una replica la sua, basta. Ha fatto la sintesi e ha indicato la linea, benissimo cosi”, dice Mariastella Gelmini, mentre Anna Maria Bernini sottolinea come l’ex premier abbia ‘indicato la via’.
Ma la novita’ e’ che, a differenza del passato, la voce di Berlusconi non e’ piu’ percepita come quella del padrone, alla quale adeguarsi con schiocco di tacchi e col sorriso. Stavolta a rimanere delusi, amareggiati e colpiti dai diktat del capo sono stati in tanti. E i frondisti, come prima reazione, presentano ben 1.000 emendamenti al testo sul Senato, una sorta di ostruzionismo al patto del Nazareno. Questo il primo risultato di una giornata tesissima. Alla riunione si sono viste, raccontano, ‘brutte scene’, soprattutto mentre Berlusconi usciva dalla sala. Tra i pochi a scherzare Augusto Minzolini, in risposta all’ex Cavaliere che gli faceva notare come non si potesse mettere in dubbio l’opinione di chi ‘come me e’ da 20 anni che fa politica’: ‘Beh – ha replicato il giornalista – io e’ da 35 anni che ne scrivo…’.
Piu’ secco il confronto con Daniele Capezzone, che per il mancato dibattito ha evocato il rischio di ‘sembrare il Pci del 1971’. ‘Non puoi mettere in discussione 20 anni della mia storia politica!’. Brutale lo scontro con il senatore Vincenzo D’Anna, cosentiniano, del gruppo Gal, in frequente opposizione con la gestione del partito in Campania e in rotta di collisione con Francesca Pascale. Qui si e’ arrivati al ‘ma vaffa…, ma vattene con Alfano che gia’ ci stai!’ pronunciato dall’ex premier, rintuzzato da un ‘che fai, mi cacci?’. E c’e’ chi avrebbe sentito, nel mucchione di teste che lo contornavano, Berlusconi rivolgersi a Capezzone con un ‘ma vai pure con Fitto, ma andatevene…’.
Che la frase sia stata pronunciata o no, rivela quello che Berlusconi ha ormai maturato: un immenso fastidio per tutto e tutti, per chi lo blocca, chi ne mette in dubbio la parola, chi lo contrasta, chi lo indebolisce con i distinguo ‘quando io mi sto giocando la partita della vita, rischio la galera e questi, che io ho creato, continuano a rompermi…’.
Questo e’ il suo umore, che rende preoccupato e amareggiato anche chi gli e’ vicino. Figurarsi dunque l’aria tra i frondisti, minacciati e colpiti. Perche’ adesso, dopo la chiamata alla ‘fiducia’ da parte di Berlusconi, la risposta non potra’ essere quella di presentarsi in ordine sparso. Dovra’ essere politica, e avra’ conseguenze politiche. Per questo e’ bollente la linea tra Strasburgo, dove si trova Raffaele Fitto, e Roma. Il gruppone che finora contava una ventina di senatori piu’ e anche deputati, deve decidere come reagire. Il passaggio e’ delicatissimo, fare conti sui numeri non ha piu’ molto senso.
Intanto parte l’ostruzionismo, e oggi con ogni probabilita’ i frondisti si auto-convocheranno per decidere il da farsi. Fitto fa sapere solo di non avere alcuna intenzione di lasciare il partito: ‘Noi non faremo come Alfano’. Ma a questo punto per ricucire servira’ un lavoro diplomatico che Berlusconi non vuole fare. Il braccio di ferro che puo’ spaccare Forza Italia e’ appena iniziato".
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