Forza Italia torna a guardare all’universo degli italiani all’estero, a quel mondo che oltre confine ha i colori della bandiera italiana. Per la prima volta, decide di farlo con un parlamentare non in carica, il senatore Vittorio Pessina, che circa un mese fa ha ricevuto direttamente da Silvio Berlusconi l’incarico di coordinatore di Forza Italia all’estero.
Conosco Pessina. Nulla a che vedere con i personaggi a cui siamo stati abituati in passato. Nulla a che vedere con Juan Esteban Caselli, l’ex senatore del PdL eletto nella ripartizione estera Sud America, che è riuscito a deludere così tanto da regalare gran parte del centrodestra oltre confine a Ricardo Merlo e al suo MAIE. Nulla a che vedere con Barbara Contini – con la quale comunque Pessina ha collaborato, obtorto collo -, che è riuscita a fare solo disastri, per poi fare le valige e trasferirsi in quel Futuro e Libertà di Gianfranco Fini, partito nato morto.
Pessina – a differenza di Caselli, la cui arroganza e presunzione non aveva limiti – è uno che ascolta, che fa domande, che vuole capire e approfondire. L’impressione che mi ha dato, da quando è stato nominato coordinatore azzurro per gli italiani nel mondo, è che sia una persona che coinvolge.
Pessina è un uomo di mediazione: sa smussare angoli, sa dare a parole forti la giusta dose di miele, sa come addolcire un boccone amaro. L’uomo mostra di non avere paura delle critiche e allo stesso tempo di avere grande forza di volontà. Soprattutto, ha il coraggio di chi è pronto a ricominciare da zero. Perché lui lo sa bene: negli anni, Forza Italia all’estero è stata massacrata. Dimenticata. Il più grande sforzo di Pessina sarà perciò quello di ridare passione ai tanti azzurri nel mondo, che ancora comunque ci sono, che sono stati delusi e trascurati dalle passate gestioni.
Grande spirito di dedizione, il senatore. Sottovoce, in uno stile low profile, sta lavorando per Forza Italia anche in questi giorni d’estate. Già a settembre, ha in programma diversi viaggi all’estero. Penserà prima di tutto all’Europa, ma poi guarderà anche oltre oceano, alle Americhe. Ha chiari i propri obiettivi e lavorerà per la sfida che ha deciso di raccogliere.
Al di là della buona volontà del senatore, al di là del suo spirito sempre giovane nonostante l’età anagrafica, ciò che in molti si chiedono è se Pessina riceverà dal partito il sostegno necessario per poter fare un lavoro come si deve. Certo, lui non è uno che ha bisogno del rimborso del biglietto aereo né della stanza d’albergo. Ha lavorato tanto e bene durante la sua vita e può contare con sicurezza sulle proprie forze. Ma far crescere un partito oltre confine non vuol dire solo fare un viaggio all’estero, stringere qualche mano, e ritornare in Patria. Il rapporto con il territorio è fondamentale, ma per parlare di qualcosa di serio, di un partito presente davvero nelle comunità italiane nei cinque continenti, ci vuole di più. Ci vuole organizzazione, quella che al momento Forza Italia non ha. E per averla, la buona volontà non basta, da sola: ci vogliono quattrini. Soldi freschi. Bisogna investire.
Dalle parti di San Lorenzo in Lucina attualmente il piatto piange: anche per questo Berlusconi ha tenuto di recente diverse cene per raccogliere fondi. I vertici di Forza Italia sono pronti a investire negli italiani all’estero? Sono pronti a fare sul serio? Ci pensino bene. Perché se l’operazione Pessina è stata lanciata solo come specchietto per le allodole, beh, gli italiani nel mondo se ne renderanno conto molto presto. Lo farà anche Vittorio, che non credo sia il tipo da far da burattino a nessuno.
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