La Repubblica, nell’edizione di Firenze, oggi dedica un focus all’emigrazione che ha colpito il capoluogo toscano nell’ultimo periodo. Negli ultimi due anni, 10mila residenti in meno. 5mila in meno solo da gennaio.
Picchia duro la pandemia, non tanto per la mortalità quanto per la “gelata” dei collegamenti internazionali: per la prima volta dopo tempo il saldo migratorio, cioè la differenza tra il numero di immigrati ed emigrati in città, è pesantemente negativo, addirittura -2.820 a ottobre rispetto a gennaio 2020.
L’emorragia – scrive il quotidiano – sembra diffusa in tutta la città, anche se è il centro storico a pagare il prezzo più alto.
Elena Pirani, demografa dell’Università di Firenze, avverte: “Temo che gli effetti di questa tendenza continueranno a mostrarsi anche nei prossimi mesi. Occorre stare attenti, perchè lo spopolamento innesca una spirale perversa: meno residenza vuole dire meno servizi e ancora meno residenza”.
È come se la città avesse ripreso a restringersi. Dalla fine degli anni ‘ 90 quella tendenza si è interrotta frenando ed è iniziato un periodo di stasi ma comunque col segno meno. Il saldo naturale negativo, certo, più morti che nati. Ma è il flusso migratorio che pesa.
Gli arrivi di stranieri negli ultimi anni avevano compensato la denatalità, adesso l’inversione di rotta è netta. E sta accelerando. Basti pensare che ancora a dicembre 2019 il saldo migratorio era leggermente positivo, + 364, pur a fronte di un saldo naturale in profondo rosso, -1.931.
A ottobre 2020 siamo con un saldo naturale a – 1.806 e quello migratorio a – 2.820. Gli stranieri, che erano 61.526 a fine 2018, sono 55.799 a ottobre 2020. Che sta succedendo? È il segno – si legge ancora – che il “sogno” italiano per l’immigrazione invisa ai sovranisti è in buona parte finito.