di Paolo Tavella – LaPresse
Per placare i mercati e frenare la caduta della moneta locale il governo argentino ha deciso di imporre limiti e controlli sugli scambi e gli acquisti dall’estero, in particolare dagli Stati Uniti. Una decisione arrivata al culmine di una settimana di forte incertezza che ha fatto ripiombare lo Stato sudamericano sull’orlo del collasso economico e finanziario.In particolare agli esportatori verrà chiesto di ottenere l’autorizzazione della Banca centrale argentina prima di acquistare valuta estera, come si legge in un decreto pubblicato nel Bollettino ufficiale. Oltre a ciò il trasferimento di denaro all’estero richiederà ora l’autorizzazione del governo.
Limiti anche per l’acquisto di dollari, cui sarà imposto un tetto mensile di 10.000 dollari, mentre non sono previste restrizioni per le persone che prelevano dollari dai loro conti bancari, una pratica nota come il ‘corralito’, applicato alla fine del 2001 che rappresentò la scintilla per la peggiore crisi economica e politica della storia argentina.
Tutte queste nuove misure saranno in vigore fino al 31 dicembre.
Il mese scorso, i mercati sono stati travolti quando il presidente Mauricio Macri ha subito una perdita enorme nelle elezioni primarie e il suo avversario di sinistra alle elezioni presidenziali di ottobre, Alberto Fernandez, è emerso come il favorito.
L’Argentina è in recessione dal 2018 e sta combattendo contro l’aumento della disoccupazione e uno dei tassi di inflazione più alti del mondo, con oltre il 55 percento. Nel tentativo di calmare la turbolenza del mercato, la scorsa settimana l’Argentina ha chiesto al Fondo monetario internazionale di ristrutturare i pagamenti del debito su un prestito di salvataggio di 56 miliardi di dollari concordato l’anno scorso e gli esperti di Washington hanno preso tempo spiegando che prima volevano esaminare le nuove misure adottate dal governo Macri.
Martedì la Banca centrale ha acquistato 300 milioni di dollari in pesos per cercare di calmare i mercati, ma la valuta si è deprezzata di quasi il 2,5 percento mentre si è indebolita del 20 percento nella sola settimana successiva alle primarie, e la borsa di Buenos Aires è calata del 30 percento. Poco meno di due settimane fa, le agenzie di rating Fitch e S&P hanno declassato il rating del credito argentino rispettivamente da “B” a “CCC” e “B-“. E domenica è arrivato il varo del nuovo giro di vite su scambi commerciali e acquisti di valuta estera.