Dopo il suo intervento nella sede di Confindustria a Palermo, Gianfranco Fini ha partecipato nel pomeriggio ad un forum, durante il quale ha ribadito il suo pensiero circa l’attuale governo. Un governo, secondo il leader di Futuro e Libertà, che all’estero gode di pessima reputazione: "in tantissime cancellerie del mondo è bassissimo il livello di credibilità" del governo Berlusconi. Il PdL? Non è vero che fa politiche in sintonia con il Partito Popolare Europeo: "Dire ‘uniamo in Italia le forze politiche che fanno capo al Ppe’, è un gioco degli specchi. Sarebbe possibile solo nel momento in cui il Pdl facesse una politica in sintonia con quella del Ppe a livello europeo. Nel gruppo del Ppe a Strasburgo ci sono esponenti del Pdl, dell’Udc e di Fli. E’ possibile farlo con politiche coerenti nel nome del popolarismo europeo. E non lo sono le politiche che si fanno in Italia in materia di giustizia, immigrazione ed economia".
Fini, sempre meno presidente della Camera e sempre più capo-partito, torna sul tema del bipolarismo: "non e’ morto – dice -, ma e’ gravemente malato e oggi si assiste a una sorta di derby permanente tra gli ultras delle curve che non guardano nemmeno la partita, ma aizzano le rispettive tifoserie. La logica bipolare invece presuppone dei valori unificanti". E poi osserva: se il Terzo Polo "ha un consenso a due cifre, la legge elettorale non e’ un problema, qualsiasi sistema non ci impedisce di essere determinanti".
La patrimoniale? "Non si puo’ fare perche’ colpisce Berlusconi. Quando Confindustria propone la patrimoniale, il premier dice che non si puo’ fare perche’ colpisce il suo elettorato di riferimento. Ma pensa che l’elettorato del Pdl sia un club di milionari? La patrimoniale non si puo’ fare perche’ colpisce lui".
Il leader futurista, che in mattinata aveva chiesto a Berlusconi di dimettersi prima possibile, attacca ancora una volta il presidente del Consiglio, il quale "si lamenta molto di non avere i poteri tipici del capo dell’esecutivo in una repubblica presidenziale. Ma il potere di indicare il governatore della Banca d’Italia ce l’ha solo lui e non lo esercita…". "Berlusconi capisca che cosi’ non puo’ continuare. Si faccia da parte, in quel momento la maggioranza avrebbe tutto il diritto di indicare il candidato premier, con un governo che faccia due-tre cose che servono e magari ottenga in Parlamento un consenso piu’ ampio di quello attuale".
L’ex leader di Alleanza Nazionale ripercorre anche le dinamiche che nel 2010 lo hanno portato alla rottura con Silvio Berlusconi, dopo 16 anni di alleanza, e alla nascita di Futuro e Liberta’ per l’Italia: "Forse siamo cambiati entrambi. È cambiato certamente il contesto nel quale abbiamo agito negli ultimi tempi . Quando Berlusconi dice che ora senza di me alcune ‘riforme’ puo’ farle, inconsapevolmente mi mette una medaglia al petto. Vuol dire che su certe cose An non dava il via libera. Per questo poi Berlusconi mi ha cacciato…".
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