Gianfranco Fini torna a parlare a Pietrasanta, in chiusura della convention di Futuro e Libertà. Il leader Fli già ieri aveva svolto un lungo intervento: questa mattina è tornato a ribadire certi temi, come quello che riguarda, ad esempio, i politici condannati con sentenza definitiva. “Esperiti i tre gradi di giudizio, se c’e’ una condanna definitiva per un funzionario della Pubblica Amministrazione o per un politico, dal momento dopo le porte sono chiuse, dalla Pubblica amministrazione si esce e non vi si mette più piede”. Non solo: per un politico, anche dopo una condanna in primo grado, “raccoglieremo firme – assicura Fini – perché non sia candidabile”.
Il leader futurista replica anche a chi, come Francesco Storace, aveva indicato Fini come colui che si preparava a sciogliere il terzo partito che guidava. Fini sottolinea: la costituente del nascente polo nazionale "non è l’atto terminale del percorso di Fli, Fli ci sarà ancora e non c’è alcun rischio di scioglimento. Ma serve un forte movimentismo in quest’area da costruire". "Dobbiamo rischiare, navigare in mare aperto, dobbiamo essere co-protagonisti della nuova fase del patriottismo repubblicano".
Chi sarà a guidare questo nuovo movimento, questa nuova formazione politica? Per Fini questo non è un problema: “Non c’e’ nulla di piu’ retrogrado che chiedersi quali saranno le leadership: chi ha piu’ filo da tessere, tesse…". “Dobbiamo mettere le idee in campo essere umili e determinati, non sentirci i migliori ne’ avere complessi”.
Gli stati generali della futura aggregazione chiariranno che "non avrà un perimetro delimitato, ma sarà un cantiere aperto per chi vorrà lavorarvi". Fini cita quanto scritto dalla Fondazione Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo: "Ho visto che ragiona in termini di patto democratico e liberale. Non e’ molto diverso da quello che abbiamo detto qui ieri…". In particolare, il leader Fli ha detto: “Un personaggio molto corteggiato della politica e a volte contestato a priori, presidente di una importante fondazione, ha detto ieri che occorre ragionare su un patto liberale per le riforme: non mi sembra che questo progetto sia molto diverso da quello che ho illustrato ieri per modernizzare la Repubblica: ci confronteremo e ci vedremo”.
LAVORO: MONTI AGISCA NELL’INTERESSE GENERALE “Sarebbe stato meglio se per i neo assunti si fosse cambiato davvero registro e l’articolo 18 fosse rimasto in vita solo per il licenziamento discriminatorio”. Il leader di Fli sprona Monti a fare la sua proposta nel nome dell’interesse generale, senza subordinarla all’intesa con le parti come ha fatto sulle pensioni. “Se il governo e’ tra due fuochi, sindacato e datori di lavoro, e’ difficile trovare un’intesa. Allora agisca nel nome dell’interesse generale, agisca come sulle pensioni, dove se la proposta fosse stata subordinata all’intesa tra le parti sarebbe stata rinviata di altri dieci anni”.
FLI, NON CHIAMIAMOLO PARTITO “Vi prego, Fli non chiamiamolo un partito, perché il tesseramento, l’organizzazione sono importanti, ma troppe volte i partiti si sono trasformati in nomenklature". Dopo aver ringraziato "da fratello maggiore" il coordinatore Roberto Menia e il vice presidente Italo Bocchino, Fini sottolinea che "lo spirito deve essere quello di un movimento" che non argini le possibilità di "crescere e dialogare con la società". “Se vogliamo provare ad essere davvero futuristi, cerchiamo di non essere pigri. Non stiamo a guardare solo se al prossimo sondaggio magari siamo al 6 per cento e magari si potrà andare in Parlamento con 5 o 6 deputati in più. Non e’ questo che voglio, non mi interessa per davvero. Cerchiamo piuttosto di capire cosa chiede la società e di rispondere”.
MARO’, NESSUNO PUO’ DIRE CHE GOVERNO NON ABBIA PRESO DI PETTO LA QUESTIONE "Questi sono problemi che si affrontano lavorando giorno per giorno in modo efficace e spesso silenzioso. Credo che nessuno possa contestare all’attuale esecutivo di non aver preso la questione di petto".
"BERLUSCONI RISCHIAVA DI TRASCINARE ITALIA VERSO DECLINO" Intervistato da Sky Tg24 a margine della convention nazionale, Fini par di Silvio Berlusconi: il carisma, dice, non basta più. "Berlusconi e’ un leader carismatico ma nell’ultima fase della sua esperienza di governo rischiava di trascinare il paese verso un declino irreversibile". "Credo che nel Pdl comincino a capire che non e’ sufficiente il leader carismatico. Bisogna confrontare le opinioni, le proposte e magari trovare le sintesi anche con le altre forze politiche".
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