Flavio Tosi, sindaco di Verona e Segretario del movimento politico “Fare!”, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus. In merito alle dichiarazioni di Salvini su Renzi e Mattarella. “Questo tipo di comunicazione –ha affermato Tosi- è utile per l’obiettivo di Salvini che è quello di raccattare un po’ di voti grattando la pancia alla gente. Lui è l’altra faccia di Grillo, fanno populismo, chi in un modo chi in un altro. Lo stile di Salvini è fatto di messaggi aggressivi e inasprimento dei toni. Le offese personali sono scorrette ovunque, anche in politica. Attaccare in maniera così pesante non credo sia corretto”.
“Io sono stato espulso dalla Lega per un motivo interno – ha spiegato Tosi – perché in Lega, Milano e la Lombardia hanno sempre cercato di essere egemoni, perciò quando qualcuno ha cercato di rivendicare l’autonomia della Liga Veneta, Milano ha fatto valere la sua forza. Poi c’è un fatto politico di carattere nazionale, perché io sono federalista ma non secessionista e non sono per l’uscita dall’euro. E preferisco proposte serie al populismo. Invece Salvini ha portato la Lega su un binario diverso. Ha accantonato il federalismo, propone la flat tax al 15% che non è applicabile perché lo Stato fallirebbe, le proposte sulle ruspe servono a cavalcare il populismo, ma non sono proposte da forza di governo. Io preferisco essere coerente coi miei principi e fare proposte concrete e praticabili. Prenderò meno voti ma alla lunga sarò più credibile di lui per l’elettorato. Salvini era indipendentista, voleva l’indipendenza dalla Padania, poi dopo che mi ha espulso è diventato nazionalista e lepenista. E’ passato da un estremo all’altro. Io sono sempre stato coerente con le mie idee”.
Il centrodestra. “Che il centrodestra sarebbe finito così era prevedibile – ha affermato Tosi -. Berlusconi non ha creato le condizioni di un cambio della leadership. Cosa che invece è riuscito a fare Renzi nel Pd, che con la rottamazione ha portato un rinnovamento vero. Il Pd prende voti perché c’è Renzi e c’è una classe dirigente nuova. Lo scenario del centrodestra a Roma è pietoso. Prima Salvini, Berlusconi e Meloni si sono messi d’accordo su Bertolaso, due giorni dopo Salvini lo ha bruciato. Adesso c’è Marchini che fa la corte a Salvini. A Roma stanno facendo la figura degli indecisi, incoerenti, poco seri. Stanno mercanteggiando sotto banco, fingendo di litigare di giorno, ma di notte si ritrovano a trattare. Che Grillo non abbia voglia di vincere a Roma è evidente. Lui aveva dei candidati forti e credibili e invece ha optato per una candidatura più debole perché non se la sente di governare Roma. Preferisce avere tanto consenso ma perdere, piuttosto che vincere e amministrare una città difficile come Roma. Il centrodestra invece non è che non vuole vincere, non ne ha proprio la capacità”.
Il movimento Fare e le possibili alleanze. “Oggi – ha spiegato Tosi – ci sono tre poli: Pd, l’asse Salvini-Berlusconi-Meloni e il M5S. Poi spero che i tanti movimenti minori come il nostro, quello di Fitto, di Quagliariello, Scelta Civica e Ncd, cerchino di mettersi assieme per dare un’ulteriore alternativa. Il centrosinistra è credibile perché rappresentato da Renzi che governa il Paese. Le altre due alternative non sono di governo, perché sono populiste tendenti alla demagogia. Quindi bisogna sperare che si crei qualcosa di diverso dallo scenario attuale, ma che dia fiducia agli italiani. Se metà degli italiani non va a votare vuol dire che non si sente rappresentata dai partiti in campo. Noi ci siamo radicati con un lavoro paziente in tutta Italia, raccogliendo amministratori locali che sono quelli che sanno fare e assumersi le responsabilità. La differenza che c’è tra noi e altri del centrodestra è che noi raccogliamo persone che hanno dimostrato che sanno fare le cose, rispetto a tanti chiacchieroni che vanno avanti a slogan. E’ giusto che ci sia spazio soprattutto per i giovani, perché sono propositivi, innovativi e hanno voglia di fare. La politica nazionale non può essere sempre espressione di persone che potrebbero andare in pensione a fare altro. Tutti i Paesi europei hanno una classe politica di 40enni”.
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